La pizzeria Time Out di La Bella di Follina, gestita da Giovanni Busetto, ha conquistato il 25° posto al Campionato Mondiale della Pizza che si è svolto a Parma nei giorni scorsi. Un risultato che arricchisce ulteriormente la storia del riscatto di Giovanni, abbandonato da piccolissimo e con un carattere fumantino che, grazie agli insegnamenti del padre adottivo Arcangelo, di mamma Valeria e poi all’appoggio della moglie Valentina, è riuscito a costruirsi una carriera riconosciuta a livello mondiale.
La storia di Giovanni
Quella di Busetto è una vita iniziata non nel migliore dei modi, ma che ha permesso a Giovanni di acquisire i giusti valori, grazie agli insegnamenti di papà Arcangelo e mamma Valeria.
“Mi hanno adottato a soli due anni, dopo che ero stato abbandonato a pochi mesi dalla mia nascita – racconta -. Grazie a mio padre adottivo Arcangelo ho trovato la retta via. Provengo da una famiglia particolare, avevo innato un carattere ‘criminale’. Arcangelo, anche duramente, ha battuto il chiodo facendomi diventare quello che sono oggi: ho un’attività e una famiglia. Mi sono messo in gioco nella vita. Tante volte vieni giudicato dall’aspetto fisico, senza capire che dietro c’è molto altro”.
La nascita di una passione e della pizzeria “Time Out”
Inizia a lavorare giovanissimo, Giovanni, con un’innata la passione per la cucina. Grazie all’appoggio fondamentale della moglie Valentina, mettendo da parte l’ansia e le preoccupazioni, è riuscito ad aprire un suo locale, riscontrando da subito un gran successo. “Qualità” è la parola chiave dei suoi prodotti.
“Ho iniziato a lavorare all’età di 15 anni Al Teson, come cameriere – spiega Giovanni -. Fin da piccolo avevo la passione della cucina e ho iniziato a lavorare come pizzaiolo per svariati locali. Per scherzo, con un socio, ci è venuta l’idea di aprire un locale tutto nostro: lui avrebbe ricoperto il ruolo di cameriere e io di pizzaiolo, ma purtroppo non ci siamo trovati.
Mia moglie Valentina, che sapeva come gestire un locale data la sua preparazione universitaria, mi ha spronato dicendomi perfino: ‘Se non apri, ti lascio’. Mio padre era morto da un paio d’anni, non avevo i soldi e la testa in quel momento. Ho sofferto una vita per gli attacchi di panico dovuti all’abbandono che ho avuto da piccolo quindi per me aprire un locale era perdersi in un mondo. Alla fine però, grazie all’appoggio di mia moglie, ho aperto la pizzeria in un locale che era fallito da un anno e mezzo.
É andata bene fin da subito, dato che ero conosciuto in paese. Conoscevano soprattutto il mio passato da ragazzino vivace, quindi hanno visto un riscatto non da poco. Ho avuto le mie soddisfazioni e continuerò a migliorarmi”.
Il Campionato mondiale e la dedica alla moglie, al padre e agli amici
Dal 18 al 20 aprile scorsi si è tenuta la 30° edizione del Campionato mondiale della Pizza a Parma. Più di mille gare disputate da oltre 700 pizzaioli provenienti da ben 52 Paesi. Giovanni, spronato dalla moglie, ha partecipato alla categoria “Pizza Classica” trovando, la mattina della gara, una brutta sorpresa ad attenderlo.
“Mia moglie mi ha spinto a misurarmi con altre persone, a mettermi in gioco, ma io ero contrario – afferma Giovanni -. Alla fine ho chiamato gli organizzatori 8 giorni prima, perdendo così anche la caparra, e la pizza l’ho pensata 5 giorni prima, ma di nuovo non volevo presentarmi. Mi hanno convinto e sono andato a Parma. La mattina verso le 7.45, o per errore del Hotel o per dispetto, ho trovato gli ingredienti congelati. Alle 9.30 bisognava andare a prendere i numeri quindi, poco prima, siamo andati io e un mio amico ad acquistare alcuni ingredienti al supermercato. Tornando abbiamo visto che, per fortuna, i miei ingredienti portati da casa si erano scongelati, quindi ho gareggiato con le mie cose.
Alla gara ho portato prodotti di altissima qualità che uso tuttora in questa pizzeria. Gli ingredienti li prendo dal nostro territorio e soprattutto dalla Valsana, perché tengo alla qualità, che a lungo andare ti ripaga. Ho utilizzato farina 1, mozzarella fior di latte, oliva taggiasca frantoio bianco, lo squacquerone di Romagna Dop della Mambelli, il datterino siciliano, misticanza e la regina di San Daniele, una trota salmonata affumicata a freddo che mangia solo gamberetti.
La pizza l’ho chiamata come mia moglie: Valentina. Volevo ringraziarla per l’aiuto durante l’apertura della pizzeria e per il sostegno durante gli anni: lei ha creduto in me.
Quando sono arrivati i giudici ero emozionato. Ho spiegato la pizza e ho detto loro che gli ingredienti erano stati congelati. Una pizza che ha fatto comunque la sua figura ed infatti è stata premiata. C’erano vari criteri e arrivare 25° su 430 per la categoria ‘Pizza classica’, come prima volta, è un bel risultato che non mi aspettavo. Ho potuto vedere altre realtà e pizzaioli molti più bravi di me che vanno di generazione in generazione. Io non sono figlio di pizzaioli, ho costruito la mia carriera e il mio locale da zero.
Questo risultato, il 25° posto che per me è come una vittoria, volevo dedicarlo a mio padre adottivo Arcangelo che purtroppo è venuto a mancare nel 2010. Oggi sarebbe fiero di me. Ringrazio anche mia mamma, tutti i miei clienti e amici per il sostegno che mi danno ogni giorno”.
Il commento dell’amministrazione comunale
“Siamo orgogliosi che un follinese, alla prima partecipazione, sia arrivato 25esimo – ha dichiarato il vicesindaco con delega alle attività produttive Luca Zanta -. Un risultato veramente importante e che va a premiare una persona che ama il proprio lavoro e che lo fa con passione. Mi auguro che lui voglia riprovarci con la stessa determinazione l’anno prossimo”.
(Foto: per gentile concessione di Giovanni Busetto e Qdpnews.it).
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