Se vivessimo a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento e vi sfidassero a duello, vorreste non avere Giancarlo Pizzinato come rivale. E, a dirla tutta, non vorreste vedervi a meno di dieci, venticinque o cinquanta metri nemmeno da suo figlio Nicola.
Per fortuna, da loro non c’è nulla di più distante della violenza e quando questi due campionissimi premono il grilletto di qualsiasi arma da fuoco, dalle repliche giapponesi del XVII secolo ai revolver americani Remington lo fanno solo e unicamente per una questione sportiva. Sono contrari all’uso delle armi da fuoco in qualsiasi altro contesto.
Parlando con Giancarlo, ex dirigente d’azienda (ma ancora impegnatissimo) originario di Camposampiero ma residente a Oné di Fonte, si scopre che la passione per la precisione meccanica e l’ostinazione per quella balistica derivano dalla sua esperienza durante il servizio militare.
All’epoca dei Garand calibro 30.06, Giancarlo aveva fatto il corso per sottufficiali, diventando tiratore scelto e istruttore di tiro. Nonostante i suoi risultati, ha tuttavia evitato la carriera militare, ma più tardi ha ricominciato a frequentare il poligono di Bassano del Grappa, eccellendo sia nel tiro con pistole di grosso calibro che in quello con pistole ad aria compressa.
Negli anni duemila ha iniziato a specializzarsi in queste tipologie di nicchia, con pistole ad avancarica, appassionandosi sempre più e collezionando bauli zeppi di medaglie: nel 2012, per esempio, stava per esibirsi alle Olimpiadi di Londra. A differenza del tiro con pistola classica, la difficoltà delle canne corte a pietra focaia, a miccia o con il tamburo, sta nella preparazione dell’arma e nel bilanciamento degli elementi.
Trattandosi di oggetti artigianali, specialmente nel caso di armi originali di secoli fa, il risultato della rosata finale dipende da centinaia di parametri, non soltanto dalla fermezza del tiratore. La preparazione dell’arma comprende anche il dosaggio della polvere da sparo, la composizione della cartuccia o della palla nel suo senso più ampio.
Poligono in famiglia
Anche per Nicola l’avvicinamento allo sport prediletto del papà è stato graduale e irreversibile: iniziando con armi a cartuccia metallica è arrivato a sparare con la replica ornamentale di una pistola a miccia giapponese, segnando risultati davvero notevoli a livello internazionale. Oggi il giovane, già ingegnere e specializzando in tecnologia dei materiali, ha una preparazione tecnica quasi superiore al suo mentore, suo padre, e ogni anno porta a casa titoli prestigiosi.
L’armeria
L’armeria dei Pizzinato è molto vasta, con revolver ad azione singola risalenti all’America del 1858, pistole ad anima liscia europee e una “boot pistol” con percussore under-hammer. Prima e dopo averle esposte, i due esperti tiratori le spolverano e le oliano, per prevenire la ruggine che la polvere da sparo può lasciare. Con queste pistole eleganti e preziose, i Pizzinato hanno vinto talmente tanti premi che ormai sono entrati in amicizia con molti avversari a livello internazionale.
A sorprendere, oltre all’effetto scenografico (in foto) della percussione e la fumata che segue questa scintilla, è la sensibilità del grilletto di queste pistole: è sufficiente sfiorarle per far sì che il colpo parta. Non si tratta di un’ingenuità o di un malfunzionamento, bensì di una peculiarità meccanica delle armi sportive: il grilletto è morbido per consentire al tiratore di non oscillare troppo mentre spara, mantenendo l’occhio sulle tacche di mira, che non sono regolabili.
Sia Nicola che Giancarlo hanno ottenuto il porto d’armi europeo, per poter viaggiare nel mondo e partecipare a queste sfide: esperienze che spesso portano a casa in forma di medaglia. Con estrema soddisfazione e orgoglio, Giancarlo afferma che suo figlio Nicola sta diventando tecnicamente sempre più competente e che in alcune discipline è diventato un vero asso: sulla sua pistola a miccia giapponese, per esempio, sta valutando di apportare alcune modifiche.
Le regole del tiro vincente
Padre e figlio partecipano in cinque o sei discipline ciascuno a campionati nazionali, europei e mondiali. Recentemente i Pizzinato sono tornati dagli Europei, competizione dove Giancarlo ha sfiorato la medaglia d’oro. Le competizioni possono essere a punteggio oppure a classifica “secca”, alcune con tredici colpi in trenta minuti di tempo totale.
“Il segreto? Beh, bisogna andare in pedana consapevoli dell’allenamento che è stato fatto – spiega Giancarlo, – Poi devi conoscere perfettamente la pistola: io sono capace di smontarla e rimontarla con tranquillità. Certo che poi i problemi meccanici qualche volta vengono appaiono: la selce, la canna, il peso sbagliato del grilletto”.
“Quando si spara, bisogna in apnea rispetto al bersaglio, valutando bene la propria capacità di ossigenazione – spiega Giancarlo, – Altrimenti il cervello tende ad annebbiarsi. Personalmente sono campione di Smith&Wesson ma se stessi qui a elencare ciò che ho vinto negli anni finiremmo domani: sono una trentina di podi all’anno, circa, tra me e mio figlio Nicola”.
“È uno sport di nicchia, ma è davvero affascinante – aggiunge invece Nicola – le armi a miccia o a pietra focaia sono estremamente coinvolgenti. Puoi scegliere i dosaggi, di polvere nera e di semolino, oppure allenarti per perfezionare o compensare i difetti della pistola. La manutenzione in questo sport è nove decimi del lavoro, ma i risultati poi si vedono dai fori al centro del bersaglio”.
Giancarlo fa parte anche della Commissione disciplinare CNDA ed è presidente della Compagnia Avancarica Brentari, che assieme alle altre nel mondo organizza anche i tanti campionati internazionali: per questo motivo, conosce altri campioni in Giappone e negli Stati Uniti, dove questa pratica riceve maggiore attenzione anche dagli sponsor e dalle federazioni sportive.
“Come tutti gli sport di nicchia, può nascere per passione – affermano padre e figlio, mentre si scambiano una piccola ampolla contenente della polvere da sparo. – I giovani verrebbero a provarlo solo se spinti o accompagnati da qualcuno: considerando poi che non c’è soltanto da sparare, come nel tiro libero, ma da preparare tutta la ricarica e oliare le armi ogni volta, questo sport potrebbe continuare a essere poco diffuso in Italia”.
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