Oggi ci sono le trebbiatrici, enormi macchinari capaci di lavorare in poche ore ampi appezzamenti di terreno. Un tempo, invece, c’erano le braccia degli uomini, un mulo, due buoi e, solo nell’ultimo secolo, vecchi, lentissimi, trattori a motore. Si tratta di un mestiere antico, che per millenni è stato fatto a mano: soltanto nel XVIII secolo si iniziò a pensare a un sistema meccanizzato.
Anche in Veneto, come per molte altre attività che avevano a che fare con l’agricoltura e l’allevamento, il momento della trebbiatura era una sorta di rituale, durante il quale nascevano amicizie, rivalità e, ovviamente, amori.
Quando quest’operazione si faceva a mano, la falce era la protagonista indiscussa del faticoso gesto a “tre dita” che era necessario ripetere ancora e ancora: in genere i braccianti, uomo o donna che fossero, si aiutavano cantando.
Una volta steso a terra il raccolto, ci si passava sopra con il bestiame. All’arrivo dei primi trattori (che chiaramente all’inizio in pochi si potevano permettere), i primi sistemi di battitura automatica iniziarono a essere alimentati a vapore e a legna.
A Fonte Alto hanno pensato bene di far vedere quest’operazione ai giovani, attraverso una dimostrazione che si è tenuta sabato sera, come da tradizione nella prima metà di luglio, agli impianti sportivi. Si tratta di un’iniziativa già conosciuta e apprezzata a Fonte: l’ultima edizione risaliva al 2013.
L’onere e l’onore di riorganizzarla dopo dieci anni su richiesta dell’amministrazione di Fonte sono stati del Gruppo San Pietro (che ha così potuto allungare di qualche giorno i festeggiamenti appena trascorsi del patrono) e del Team Sorghetta, ovvero di un comitato composto da giovanissimi, accomunati dalla passione per i trattori.
Il sistema di trebbiatura esibito alla dimostrazione di sabato risale agli anni Cinquanta, ma la componente manuale (e la fatica) a quel tempo era ancora molta. Per fare questo lavoro erano infatti necessarie almeno una decina di paia di braccia.
Era presente una “taglialiga”, strumento risalente al periodo 1958-1963, una trebbiatrice, un’imballatrice e un “Superlandini”. Un contadino ha lasciato appositamente una sezione di campo a disposizione degli organizzatori per la trebbiatura.
Alla dimostrazione è stata affiancata l’esposizione di una serie di trattori d’epoca, tutti perfettamente funzionanti, e un dj set, col preciso compito di mostrare quanto un semplice campo, che per Fonte simboleggia il territorio, l’economia locale e la comunità, possa essere ancora un luogo di interesse anche per i giovani.
(Foto: per gentile concessione del Gruppo San Pietro).
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