Mentre il fenomeno dell’“attenti al lupo” imperversa dalle foreste fino ai piedi del Cansiglio, causando una forma di “paranoia” non soltanto agli allevatori ma anche ai privati e ai visitatori occasionali, un gruppo di tre appassionati si concentra in un’osservazione rispettosa, oggettiva, silenziosa, entrando nella foresta “in punta di piedi” per scoprirne, studiarne e catalogarne i discreti abitanti.
Visto attraverso l’obiettivo di una fototrappola, il lupo, che nella sua accezione più negativa è stato e continua a essere l’allegoria della famelicità e della paura verso il selvaggio, torna ad essere semplicemente un animale, necessario per chiudere la catena alimentare che rende bilanciato l’ecosistema vitale di una foresta.
A collezionare secondi di vita di questo predatore è il team di Fototrappolaggio Treviso, che nell’immediatezza del proprio nome riassume tre identità: Giuseppe Zoppè, Ezio Tormena e Andrea Zanchetta. Tre uomini che hanno abbracciato l’ideale di una convivenza pacifica tra l’uomo e le specie che da sempre vivono in Cansiglio.
Tre amici che portano un gran servizio alla comunità: l’osservazione che proseguono, indipendentemente da qualsiasi guadagno, da circa un anno e mezzo è diventata un servizio di monitoraggio con un metodo che, se non scientifico, è senz’altro efficiente perché basato sull’osservazione.
Sono loro ad accompagnarci in una breve ma intensa escursione e, nel mentre, raccontano di come il Cansiglio sia un habitat leggermente anomalo, culla di una passione come la loro e del formarsi di una foresta dove non esiste una notevole ricchezza di acqua, che è un classico magnete faunistico naturale, ma che come per miracolo è ancor oggi popolosa e florida casa di specie diverse.
Nei videoclip ricavati dalle fototrappole, che al momento dell’installazione vengono sigillate in una gabbia, talvolta completa di gps per scoraggiare eventuali ladruncoli e poste sugli alberi in determinate località, il cervo si distingue come padrone di casa indiscusso: Giuseppe e i colleghi citano anche daini, tassi, volpi, gatti domestici e ovviamente lupi. Nella lista degli esemplari più ambiti ci sarebbe anche una lince, talvolta di passaggio, e magari un orso, al risveglio dal letargo.
Spesso, oltre alla rassegna dei vari dispositivi, gli amici salgono personalmente sull’altopiano muniti di visori notturni e cercano di documentare un incontro ravvicinato: la loro conclusione è che imbattersi in un lupo non sarebbe di base pericoloso poiché si tratta di animali schivi e riservati e non famelici e aggressivi se non in alcune situazioni estremamente particolari. Differente è invece la questione dei cani randagi (qui l’articolo) che rappresentano un elemento di totale squilibrio nell’ecosistema del Cansiglio.
“Dal lupo si può imparare molto” spiega Giuseppe Zoppè, fondatore del gruppo. “È un canide che si organizza secondo ruoli precisi, capace di fare una grande selezione naturale all’interno del proprio branco e al contempo prendersi cura di esso con estrema fedeltà”.
I lupi hanno poi il compito di coprire l’assenza di un’attività venatoria, per lo meno legale, in Cansiglio: cervi, daini e caprioli, presenti a migliaia tra i faggeti e le conifere, tendono, alimentandosi, a rovinare il sottobosco ancora segnato dagli eventi della tempesta Vaja. Un branco di lupi, avvalendosi di un vero e proprio stratega – in genere più il piccolo in dimensioni – sono capaci di braccare anche ungulati di grandi dimensioni, contenendone le quantità e i danni.
Anche i ragazzi del Fototrappolaggio Treviso ammettono sia lecita, da parte di allevatori e detentori di animali da cortile, qualche preoccupazione riguardo al ritorno del lupo.
Ricordano tuttavia che il Cansiglio è abbastanza spazioso e fornito di prede per riuscire a saziare gli stomaci di centinaia di esemplari e sono certi che, riattivando il ripopolamento e l’integrazione della specie nell’Alta Marca Trevigiana, la convivenza sarà pressoché pacifica.
“Si tratta di avere rispetto. Ci basta quello” – mormora Andrea Zanchetta al termine dell’intervista, mentre Ezio Tormena aggiunge: “Non è casa nostra, ma la loro”. Una chiara presa di coscienza che riconferma il rispetto di questo piccolo “branco” nei confronti di una creatura meravigliosamente complessa come il lupo. Un’ammirazione che si trasforma in amore per quel ciclo naturale che ci regala paesaggi unici come quello della foresta del Cansiglio.
(Fonte: Luca Vecellio © Qdpnews.it).
(Video: Qdpnews.it © Riproduzione riservata).
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