Fregona, un giornata d’autunno sul Pizzoc alla scoperta della stazione di cattura e inanellamento degli uccelli migratori

Cos’è una stazione di cattura e inanellamento degli uccelli migratori? Per rispondere a questa domanda il Quotidiano del Piave è salito ai 1565 metri del Monte Pizzoc, per raccontare una prezioso “censimento” utilissimo per la salvaguardia dell’ecosistema, portato avanti dai volontari dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale).

Partenza da Pieve di Soligo alle ore 8, arrivo sul Pizzoc al Rifugio Città di Vittorio Veneto alle 9 del mattino. I colori sono quelli meravigliosi dell’autunno e il paesaggio ci offre una vista a 360° gradi che spazia dalla Vallata al Vittoriese, passando per le Prealpi con il maestoso Visentin e ancora più a nord le Dolomiti.

Una passeggiata di mezz’ora sul crinale ci porta ad una piccola casa in pietra con un gazebo verde davanti. Siamo giunti alla stazione di cattura e inanellamento degli uccelli migratori dove operano i volontari dell’Ispra. Ad accoglierci Andrea Favaretto e Giuseppe Landucci. Il primo sarà il nostro Cicerone, mentre il secondo ci farà vedere come si effettua manualmente la delicata operazione.

L’inanellamento scientifico è una tecnica di ricerca basata sul marcaggio individuale degli uccelli. La stazione sul Pizzoc è operativa da 7 anni nel periodo da settembre ai primi di novembre, durante il periodo della migrazione degli uccelli. Gli stessi vengono catturati con delle reti, sul Pizzoc si usano le reti a foschia, dalle quali vengono subito liberati e tenuti per un breve tempo in morbidi sacchetti di cotone, dove rimangono tranquilli prima di essere identificati, inanellati, esaminati ed immediatamente liberati.

L’inanellamento è uno dei metodi più efficaci per studiare la biologia, l’ecologia, il comportamento, i movimenti, la produttività delle popolazioni e la demografia degli uccelli. Possiamo constatare con i nostri occhi che gli “inanellatori” sono attenti ad assicurare il benessere degli uccelli da loro inanellati. Grazie a questa preziosa attività partita in Italia nel lontano 1929, si è arrivati alla creazione di vaste banche dati, messe a disposizione della ricerca.

Qualsiasi osservazione di un uccello inanellato, sia attraverso la sua ricattura ed il successivo rilascio, sia in occasione della segnalazione finale una volta deceduto, dirà molto della sua storia di vita, delle sue abitudini, delle migrazioni. L’attività sul Pizzoc rientra nel “ Progetto Alpi”, un programma di ricerca pluriennale, coordinato dall’ Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) in collaborazione con il Museo delle Scienze di Trento (Muse) che ha come obiettivo la descrizione della migrazione postriproduttiva nel settore italiano della catena alpina.

All’attività sul Pizzoc contribuisce anche la Regione Veneto, attraverso l’associazione Libera Caccia. Ma la cosa incredibile sono le tantissime specie che passano per il Pizzoc e che, grazie all’inanellamento vengono censite. L’allocco, la cincia alpestre, il codirosso spazzacamino, il fringuello lucherino, lo scricciolo, il tordo bottaccio, il pettirosso, il regolo e il merlo, questi sono soltanto alcuni degli uccelli che solcano i cieli del Pizzoc. Ce ne andiamo soddisfatti sapendo che lassù gli uccelli volano in un piccolo paradiso naturale, dove per una volta l’uomo si prende cura di loro.

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(Fonte: Giancarlo De Luca © Qdpnews.it).
(Foto e video: Qdpnews.it © Riproduzione riservata).
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