Il cortile del Pontificio Istituto Patristico Augustinianum, a due passi dal Colonnato del Bernini di piazza San Pietro, nelle ore successive all’elezione di Leone XIV è un brulicare di persone. Fedeli, curiosi, giornalisti: tutti cercano di sapere qualcosa in più del nuovo pontefice, che qui era solito recarsi per il pranzo con i confratelli.
Padre Alexander Lam, assistente generale per l’America Latina dell’Ordine degli Agostiniani, ci accoglie con il sorriso e uno sguardo che comunica gioia e gentilezza. “Io sono del Perù – esordisce -. Conosco Prevost da quando ero novizio, quindi da molti anni, e lui insegnava nelle missioni del nord del Paese”.
Un’amicizia continua e una stima reciproca profonda tra Prevost e Lam, poi, in questi tempi più recenti: “Quando lui diventò priore generale, e io provinciale, ci siamo rapportati a lungo per lo sviluppo dell’Ordine in Perù, e lo stesso nel momento in cui fu ordinato vescovo a Chiclayo: ci incoraggiò nella costruzione della parrocchia. Ora entrambi ci trovavamo a Roma: io come assistente generale dell’ordine e lui come Prefetto del Dicastero dei Vescovi. Mangiava sempre con noi nel refettorio in questa sede degli Agostiniani”.
Pensando al 69enne diventato nuovo papa, Lam lo descrive come “una persona votata all’esperienza delle missioni, in luoghi praticamente abbandonati dal Paese e dalla Chiesa, e quindi caratterizzata innanzitutto da semplicità, umiltà e vicinanza nei confronti della gente povera, lasciata da parte”.
Un aneddoto: “Prevost ama guidare l’auto – ricorda -. Si è sempre spostato autonomamente: da nord scendeva a Lima, per dodici ore di viaggio, volentieri e anche solo”.
“Anche quando ha assunto incarichi di governo – precisa -, ha sempre mantenuto una solida prudenza, dedicando il tempo all’ascolto e a trovare una parola e un aiuto per tutti. Personalmente, con lui mi sono sempre sentito a mio agio, accolto, e questo permette di mettersi poi in una buona disposizione per lavorare”.
“Da pontefice – aggiunge Lam – manterrà questa linea: noi agostiniani abbiamo molto a cuore l’unità, cioè avere un cuore solo e un’anima sola verso Dio. Il senso di avere uno spazio comune, come sederci a tavola in convento, guardarci negli occhi, creare una zona di intimità e di fiducia: questo è Robert, o meglio, Leone XIV”.
“Sono certo – conclude – che come Papa agostiniano porterà avanti questo spirito di incontro, dialogo, pace, e l’idea di una Chiesa orizzontale, della sinodalità e cioè del camminare insieme per cercare il bene comune”.
(Autrice: Beatrice Zabotti)
(Foto e video: Beatrice Zabotti)
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