Addio a Edoardo Sartor, ultimo reduce della seconda Guerra mondiale. Portò la Fiaccola olimpica ai Giochi di Cortina

Edoardo Sartor

Si è infranto il sogno di Edoardo Sartor, 103 anni compiuti lo scorso 13 marzo, che sognava di poter assistere alle Olimpiadi di Milano-Cortina nel 2026.

Il 27 gennaio 1956, l’ultracentenario di Giavera del Montello ebbe il grande privilegio di portare la Fiaccola Olimpica della settima edizione dei Giochi Invernali, a Cortina d’Ampezzo.

Originario di Montebelluna, aveva vissuto dagli anni Novanta nella frazione di Santi Angeli ed era stato una vera icona del Gruppo Alpini della città.

Era l’ultimo reduce della Seconda guerra mondiale, dove fu impegnato su ben quattro fronti di guerra.

Nel giorno del suo ventesimo compleanno venne chiamato alle armi e destinato al 7° Reggimento Alpini di Feltre.

Per i suoi studi e le capacità dimostrate nei test, fu dirottato alla Smalp (Scuola militare alpina) nella caserma “Testa Fochi” di Aosta, dove frequentò il corso puntamento di mortaio da 81, oltre a corsi di sci, roccia ed esercitazioni sul ghiaccio, attività che divennero la sua passione.

Assegnato al Battaglione Val Cismon” del 7° Alpini, dal’11 al 25 giugno 1940 partecipò già alle prime operazioni di guerra sulla frontiera alpina occidentale, entrando a presidiare in Francia.

Passò alla Compagnia Comando, sempre del 7° Reggimento, con la quale, con incarico di guastatore-puntatore dal 24 novembre 1940 al 23 aprile 1941, combatté sulla frontiera greco-albanese e dal 17 luglio 1941 al 13 agosto 1942 in Balcania (territorio ex jugoslavo).

Entrò poi nelle formazioni partigiane e dal 1° settembre 1943 al 30 aprile 1945 partecipò alle operazioni di guerra nel Territorio Metropolitano “zona di Treviso” con la formazione partigiana Brigata “Montello” della Divisione Monte Grappa.

Al termine della guerra, prese in un anno il diploma di maestro elementare, studiando sui libri avuti da un professore; dal 1944 al 1972 insegnò in varie scuole del Montebellunese.

Durante la guerra rischiò di morire: nel 1941, in Albania, la sua postazione venne colpita da un colpo di artiglieria. Un suo commilitone morì e lui venne colpito da una scheggia che oltrepassò il mantello di panno che aveva sul petto, fermandosi dentro una scatoletta di viveri che aveva sotto di esso, all’altezza del cuore.

“L’amministrazione comunale tutta – si legge in un messaggio della giunta guidata dal sindaco Maurizio Cavallin – è vicina alla famiglia in questo doloroso momento. Ricordiamo la grande vitalità del signor Edoardo, che ha avuto una vita intensa e laboriosa. L’episodio che ricordava con grande lucidità e commozione è la sua partecipazione come tedoforo durante l’edizione del 1956 delle Olimpiadi invernali a Cortina“.

“In quell’occasione – continua – portò la Fiamma Olimpica all’interno del territorio di Montebelluna, suo paese di origine. Anche durante l’ultima visita, aveva ribadito la sua speranza di poter rimanere in vita fino al 2026 per assistere alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi Invernali che, 70 anni prima, lo videro attivo partecipante nella cerimonia di apertura dei giochi invernali. In questo esprimiamo il profondo cordoglio ai 3 figli e ai famigliari da parte di tutta la comunità di Giavera del Montello”.

Sartor lascia i figli Andrea con Alessia, Michela con Giancarlo e Cristina, le cognate, i nipoti, gli altri parenti e tutte le persone che lo hanno amato e stimato in vita.

L’ultimo saluto al caro Edoardo sarà dato sabato 21 ottobre, alle ore 14.30, nella chiesa parrocchiale di Santi Angeli. Il Santo Rosario sarà recitato alle ore 14 di sabato nella stessa chiesa.

La famiglia ringrazia tutte le persone che sono state vicine al loro amato Edoardo, il dottor Francesco Lotoro, Svitlana, Nataliia, Lucia, Silvia, Michele e il personale infermieristico del Siad di Montebelluna per le amorevoli cure prestate al loro congiunto.

(Foto: Onoranze funebri B&B).
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