Anche se il rombo dei motori non è tornato ai livelli e alle frequenze di un tempo, anche per le normative sul Covid, che ancora limitano lo svolgimento di tante manifestazioni sportive, intorno alla pista di motocross di Giavera continuano a volare carte bollate.
Le vicende processuali non sono infatti ancora concluse, dopo che il 28 dicembre scorso il tribunale di Treviso ha respinto le richieste di due residenti nella zona di chiudere e smantellare l’impianto.
Il Comune, proprietario della struttura, in primo grado ha vinto la causa contro le lamentele per rumori molesti: secondo la sentenza del tribunale di Treviso non ci sono state le prove sufficienti del fatto che i rumori provenienti dalla pista oltrepassassero i limiti della normale sopportabilità.
I due cittadini sono stati peraltro condannati a rimborsare al comune e al Motoclub che gestisce la pista oltre 25mila euro di spese legali, ma hanno fatto ricorso presso la Corte d’Appello di Venezia.
Il Comune di Giavera ha quindi dovuto mettere mano ancora al portafoglio, affidando la difesa delle proprie ragioni, come in primo grado, all’avvocato Elisa Pollesel dello studio legale associato BM&A per un totale di 9500 euro.
Tra la prima riapertura post Covid (maggio 2020) e la sentenza di primo grado sulla terra rossa montelliana si sono svolte due giornate aperte su prenotazione agli appassionati e la gara del Campionato Triveneto, rinviata per maltempo dall’11 ottobre all’8 novembre: era la prima competizione ufficiale sulla pista di Giavera a distanza di ben undici anni dalla precedente.
Ora toccherà di nuovo ad un giudice decidere tra le esigenze di quiete dei residenti e lo svolgimento a norma dell’attività motoristica.
(Foto: web).
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