Propiziare i raccolti e scongiurare guerre, pestilenze e calamità. La storia dell’Oratorio della Beata Vergine del Rosario

L’Oratorio della Beata Vergine del Rosario a Giavera del Montello

In questi giorni, in località Bolè a Giavera del Montello, è in corso la “Sagra dei Spinei”.

Non lontano dal luogo dei festeggiamenti, si trova l’Oratorio della Beata Vergine del Rosario che, in passato, faceva parte di un complesso domenicale dotato di una vasta area agricola, di abitazione padronale, case dei mezzadri, annessi rustici, pozzo, forno e muro di recinzione.

In origine era di proprietà della nobile famiglia veneziana dei Priuli e la sua costruzione, tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento, è verosimilmente legata ad una delle ricorrenti epidemie del tempo (peste, vaiolo, febbri varie…).

“A tale ipotesi – si legge in una nota storica dell’A.D. MMIX, addì 11 ottobre (Nel giorno di presentazione dell’opera restaurata) – rimandano la fascia violacea dipinta sulle pareti, ripresa con il turchese nel restauro, e l’immagine di Sant’Antonio, santo taumaturgo per antonomasia, rappresentato con San Domenico ai piedi della Vergine del Rosario nella pregevole pala dell’altare. Quest’opera, ora restituita al primitivo splendore, è stilisticamente attribuibile alla seconda metà del Settecento. Per quanto riguarda l’altare, invece, le tracce di doratura rilevate al di sotto della sua elegante policromia, ne suggeriscono la collocazione negli ultimi decenni del Seicento”.

“L’edificio sacro – continua -, assieme agli altri immobili e fabbricati, è chiaramente identificato nelle mappe d’estimo del ‘Comun di Giavera’ del 1680 e del 1712. Dalla documentazione allegata si evince che tali beni appartenevano al signor Vincenzo Benetti di Treviso, che vi possedeva ‘casa dominical, Colombera, et Chiesa con suo Cortivo, et brolo (…) et il rimanente A.P.V. (arativo, prativo, vitigato) lavorato alla parte’. L’intera proprietà, che includeva la quasi totalità dei terreni posti tra la Schiavonesca e lo Stradon del Bosco, con limite ad Ovest dell’odierna via Montello e ad Est di via Bolè, passò nel 1752 ad Andrea Bosello di Treviso, e in capo a questa famiglia è documentata dal catasto napoleonico del 1809 e da quello austriaco del 1842”.

“Il 1° settembre 1857 – prosegue – il vescovo di Treviso, Monsignor Antonio Farina, visitò l’oratorio, che risultava ‘pubblico di ragione privata del signor Domenico Gobbato’. Nell’occasione, avendo constatato il degrado in cui versava, il presule vi sospese le funzioni religiose e invitò il parroco, don Apostolo Belliato, a sollecitare il proprietario a ‘ristaurare il detto oratorio come prima e provvederlo degli occorrenti arredi’. La chiesetta, in cui in precedenza si celebravano 12 messe all’anno e si svolgevano riti propiziatori per l’attività agricola, si ritrovava infatti in stato di grave decadenza e, come annotò lo stesso parroco nel 1868, serviva ‘nulla più che per capitello alle poche famiglie vicine per recitarvi il santo Rosario’ nel mese di maggio”.

“Successivamente – continua -, con la collaborazione attiva dei paesani, che sempre ebbero a cuore questo oratorio, i proprietari fecero attuare un efficace intervento di restauro, che ne rese possibile la riapertura al culto ufficializzata con decreto episcopale del 7 maggio 1887. Da allora e per tutto il XX secolo, dopo essere passato dalla proprietà dei Gobbato di Lancenigo alla famiglia Bertuola di Giavera, l’oratorio ha mantenuto la funzione originaria di luogo di devozione alla Madonna del Rosario, che si invocava a protezione del lavoro dei campi e che si ringraziava verso la fine dell’annata agricola, in particolare dopo la vendemmia e la vinificazione”.

“Da sempre – conclude -, infatti, vi viene solennemente celebrata la Santa Messa nella seconda domenica di ottobre e, nell’area contigua, si svolge la simpatica sagra “Dei spinei” (spine delle botti del vino novello). Va infine ricordato che l’oratorio, quale luogo riconosciuto della pietà popolare, nei tempi passati era una tappa fissa dell’itinerario paesano delle ‘Rogazioni’, cioè delle processioni durante le quali si pregava e si cantavano le litanie per propiziare i raccolti e scongiurare guerre, pestilenze e calamità varie”.

(Autore: Andrea Berton)
(Foto: Andrea Berton)
(Articolo e foto di proprietà di Dplay Srl)
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