“Diciamo che ancora non c’è il sereno. Vediamo questa luce in fondo al tunnel, però non riusciamo mai a raggiungerla. Io spero che questa sia la volta buona. Per il momento tanti proclami, ma ancora di preciso non si capisce cosa fare. Apriamo, non apriamo…”.
Valter Crema, chef patron del ristorante “La Cucina di Crema” di Giavera del Montello, dal febbraio del 2019 è il presidente dell’Unione Cuochi del Veneto. Vanta una carriera trentennale nella ristorazione e nel catering di importanti eventi, anche internazionali.
La presidenza dell’unione oggi gli offre un osservatorio di primo piano sullo stato d’animo della categoria nel terribile anno della pandemia, tra le più penalizzate dal blocco delle attività, dalle norme per il distanziamento e le regole del coprifuoco che dovrebbero far evitare le occasioni di assembramento.
Il Governo ha tracciato la road map per la ripartenza del paese. Lunedì 26 aprile è la data tanto attesa per la riattivazione delle zone gialle in Italia. I ristoranti potranno riprendere la propria attività all’aperto, anche a cena. Ma questa misura è largamente contestata, poichè sono molti i locali sprovvisti di plateatico che, con queste disposizioni, non potranno tornare a lavorare come attendono da mesi.
“Sì, apriamo all’aperto, ma chi può usufruire veramente di questa agevolazione? Non tutti potranno farlo a 360 gradi“, sottolinea Valter Crema, che è titolare anche di un ristorante a Lignano, attivo solo nei mesi estivi. Il turismo è l’altro tasto dolente.
Sulla riorganizzazione della prossima stagione balneare, pesano ancora molte incognite, alla luce dell’attuale andamento epidemiologico, mentre l’Unione Europa sta vagliando l’istituzione del passaporto vaccinale, necessario per viaggiare da uno stato all’altro.
“Abbiamo visto l’esperienza dell’anno scorso, quando il virus era sparito, probabilmente grazie alle condizioni climatiche dell’estate che migliorano la situazione pandemica. Non so dire se è giusto dire il passaporto sì o il passaporto no. L’importante è che trovino una soluzione che sia chiara, che sia semplice, di cui tutti possono usufruire per passare da una regione all’altra o da un paese a un altro – dice il cuoco di Giavera – Nel nostro litorale abbiamo tantissimi turisti che provengono da tutta Europa e sarebbe un guaio creare delle ostruzioni all’arrivo di questo turismo“.
L’Unione Cuochi del Veneto fa parte della Federazione Italiana Cuochi, a cui aderiscono oltre 1200 iscritti tra chef patron, chef liberi professionisti o alle dipendenze di realtà ristorative, docenti e allievi di scuole alberghiere. La realtà associativa dà la fotografia delle enormi difficoltà che il settore sta vivendo, con la gravissima crisi innestata dal virus.
“Io dico che, per il momento siamo a pane ed acqua – afferma il presidente dei cuochi veneti – Abbiamo fatto tutto quanto ci è stato chiesto con grande sacrificio, per il bene di tutta la comunità. Perchè se ci dicono che dobbiamo limitarci, quindi non lavorare, non portare a casa il pranzo o la cena per la nostra famiglia, allora facciamo il sacrificio. Ma questo deve essere compreso soprattutto dai nostri legislatori. Non capiscono che siamo a pane ed acqua? Perchè il sacrificio lo dobbiamo fare solo noi? Facciano un esame di coscienza”.
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