“L’auto è un’arma”: gli incontri sulla sicurezza stradale si chiudono con un focus sulle conseguenze civili e penali degli incidenti

Lo scorso venerdì 16 dicembre si è conclusa la rassegna “S.T.R.A.D.A. Se tu rischi allora dove arriverai?”, pensata dall’amministrazione comunale di Godega di Sant’Urbano per sensibilizzare, specialmente i più giovani, sul tema di tutti i possibili rischi al volante.

Il primo appuntamento, al Palaingresso, si era tenuto il 13 dicembre, occasione in cui erano state ascoltate le testimonianze di chi si era trovato coinvolto in un incidente e di quanti erano intervenuti in veste di Forze dell’Ordine e di medico (qui l’articolo).

Nel secondo e ultimo incontro sono stati approfonditi gli aspetti civili e penali dei sinistri, con l’avvocato Fabio Crea e il dottor Matteo Segat.

Il fatto che sia stato “superato il limite per incidenti stradali” è un concetto che ha visto tutti concordi, come l’idea che l’auto possa diventare una vera e propria arma sulla strada, considerato che può anche provocare la morte di altre persone.

Concetti a partire dai quali si comprende quanto sia necessaria l’educazione stradale, “a partire dalle famiglie”.

Sul piano pratico, è la legge 41 del 23 marzo 2016 ad aver introdotto il reato di omicidio stradale: “L’attenzione del legislatore dal 2016 ha assunto un approccio diverso”, è stato ribadito. La legge è poi entrata in vigore il 25 marzo dello stesso anno.

In realtà, come emerso durante l’incontro, già nel 2008 e nel 2011 c’erano stati due tentativi di introdurre tale reato, inquadrato dal legislatore nell’ambito degli omicidi colposi. Il concetto su cui si basa l’intero sistema è quindi che “chi viola il codice stradale, non lo fa con la volontà di creare un’incidente o una morte, ma facendolo crea un danno”.

“Chi viola il codice della strada, quindi, lo fa non essendo consapevole di violare le norme del codice della strada e accetta così il rischio che si possa verificare un danno a una persona”, è emerso durante l’incontro. Si crea, pertanto, un “dolo eventuale”.

Il reato di omicidio stradale è stato quindi introdotto all’interno del codice penale, appena dopo l’omicidio volontario. Esistono però tutta una serie di elementi, dettagli, aggravanti e attenuanti che vengono valutati dal giudice nel determinare la pena.

Il conducente deve dimostrare di aver fatto tutto il possibile per evitare l’incidente, compreso il fatto di non essersi messo alla guida da ubriaco. Ma il sistema non è uguale per tutti i Paesi: la guida in stato di ebbrezza, ad esempio, è un reato introdotto in Italia più tardi rispetto ad altre nazioni.

“Non è la pena più aspra che crea il deterrente. Ciò che conta è la cultura, l’educazione e la consapevolezza per noi e i nostri figli” è stato il commento dell’avvocato Crea.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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