Premiato dal paese delle Tre Cime di Lavaredo, nel corso della serata di ieri il videomaker Giovanni Carraro ha ritirato il “Premio Auronzo 2020”, presentato con una cerimonia che ha visto la presenza di molte autorità civili e militari del territorio del bellunese.
Tra le motivazioni, la valorizzazione di un territorio che va dalle Prealpi alle Dolomiti, due patrimoni dell’umanità, e che li racconta mantenendo le naturali diversità, ma anche un approccio improntato al racconto delle piccole cose.
Tema della serata è stato ricordare il valore e la storia dei soccorritori del Cai, del Suem118 e del Soccorso alpino della Guardia di Finanza, che ha da poco perso uno dei suoi uomini, Sergio Francese, proprio ad Auronzo.
Giovanni è nato a Pieve di Cadore, la sua famiglia è originaria di Maser, precisamente di Crespignaga, dove ancora la comunità segue le sue produzioni, ma già da tempo i Carraro stringevano forti legami con Lorenzago di Cadore, un paese a qualche chilometro da Auronzo e dalle Tre Cime.
È stata questa la scintilla che ha portato Giovanni a raccontare con varie produzioni non soltanto questo monumento, ma anche altre piccole grandi storie, così come ha fatto nel territorio delle colline di Conegliano e Valdobbiadene.
Il video prodotto in seguito all’incontro con Auronzo e con il sindaco Tatiana Pais Becher, è stato più visto nel mondo per Amnesty International: si tratta dell’abbraccio alle Tre Cime, con una catena umana che ha completamente circondato le vette per qualche minuto.
La narrazione di Giovanni si costruisce in particolare attorno alle persone anziane e ai personaggi di paese: “I nostri anziani sono l’hard disk della vita” ha affermato ieri, in un’intervista con la giornalista Barbara Paolazzi.
Toccante il momento di commemorazione per lo scomparso finanziere Francese, ricordato dagli esponenti delle autorità presenti e da un servizio di Carraro, che mostra un esempio di soccorso in quota con tutta la pericolosità e la delicatezza di un intervento anche tra i più semplici.
Conoscere la montagna diventa così un passo fondamentale anche per il visitatore, che spesso l’affronta senza rispetto: un dato, quello raccolto, che vede la maggioranza degli interventi dovuti proprio a una mancata valutazione delle proprie capacità in proporzione alla verticale concretezza della montagna.
(Fonte: Luca Vecellio © Qdpnews.it).
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