Martedì scorso è successo a Maser ai danni di una anziana coppia, ma nell’area dell’asolano e del montebellunese si possono trovare decine di testimonianze simili: in casi come questo la definizione di “truffa” potrebbe descrivere le modalità con cui i consumatori, per lo più di una certa età, vengono raggirati, ma spesso il tutto si svolge in uno stato di legalità, non è chiaro se apparente o veritiera, che rende le società responsabili difficilmente raggiungibili dal braccio della legge.
L’episodio di Maser è stato raccontato nei dettagli dal figlio della coppia, che descrive i genitori come persone solitamente per nulla ingenue: “Tutto è cominciato quando mio padre ha risposto al telefono di casa: una signora gentile chiedeva di poter fare un sondaggio rivolto alle donne – afferma, – allora lui ha passato il telefono a mia madre, che ha risposto alle domande della signora. Riguardavano tutte le abitudini di acquisto di generi alimentari e altri temi generici”.
A questo punto, secondo la testimonianza, la signora dall’altro capo del telefono avrebbe proposto di consegnare manualmente, a casa della famiglia, un depliant informativo: a incentivare la signora ad accettare, un lungo discorso sulla difficoltà delle aziende locali nel proporre i propri prodotti nel periodo del covid: “La signora al telefono era così gentile e pacata che mia madre ha accettato di ricevere il depliant: così, il giorno dopo una donna, che si diceva originaria della riviera del Brenta, ha suonato al campanello di casa”.
A questo punto, la testimonianza sottolinea come la promoter abbia insistito sui mancati guadagni che provocano le vendite online nei confronti delle aziende locali: “L’ha bombardata di informazioni e poi le ha proposto di firmare un modulo per ottenere un catalogo di elettrodomestici e altre merci per la casa. Ha lasciato anche un flaconcino di bagno schiuma come campione” racconta il figlio. “A detta di quella signora, con una firma sarebbe arrivato un altro promoter a portare il catalogo. Nient’altro”.
Insospettito, il figlio dei due anziani ha controllato il modulo e vi ha scoperto delle clausole, proprio come su un contratto d’acquisto: “In uno dei punti tra le righe, c’era scritto che la firmataria si impegnava a sostenere una spesa di 2.990 più iva, per ben tre anni, con l’acquisto di televisori, depuratori d’aria ed elettrodomestici vari. A quel punto ho chiamato il numero verde dell’azienda: a dire la verità, la gentilezza dell’operatrice ha quasi convinto anche me che si fosse trattato soltanto di un grosso equivoco. Spiegandole l’episodio, mi ha addirittura consigliato di dire alla mamma di non firmare nulla. Per fortuna, il contratto aveva una possibilità di recessione pari a 14 giorni, inviando una mail e poi una raccomandata”.
Cercando su internet dei due nomi dell’azienda non esiste alcuna traccia: su alcuni blog se ne parla facendo riferimento a processi del passato. C’è anche qualcuno che descrive il possibile epilogo di questa procedura, forse vissuto in prima persona: dopo i 14 giorni arriverebbe un rappresentante a riscuotere la somma e, nell’imbarazzo dell’acquirente nel tirarsi indietro, tenterebbe di contrattare una somma pari a un quarto della somma totale in tributo alla recessione dagli impegni contrattuali.
(Fonte: Redazione Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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