Quello che è successo a Crespignaga (Maser), quando un 70enne si è accasciato in mezzo a una strada alle 8.15 del mattino è un esempio perfetto per spiegare che cosa sia l’etica.
Com’è noto, tre persone lo hanno soccorso, chiamando il 118 e praticandogli a turno il massaggio cardiaco con le indicazioni dell’operatore fino all’arrivo dell’ambulanza. I tre soccorritori sono stati definiti dalla comunità degli “eroi” e riceveranno dall’amministrazione di Maser un premio al merito.
La domanda è: l’avreste fatto anche voi? E se pensate di sì, per quale motivo?
Decidere di abbandonare quello che si sta facendo e soccorrere qualcuno in difficoltà è proprio ciò che trasforma il nostro comportamento qualunque in una azione morale.
Ma prima ancora di dare un giudizio a questa azione – bene o male – scomodando la morale, soffermiamoci sul fatto che quest’azione l’abbiamo compiuta, osserviamo quel puro movimento – che sarebbe appunto l’etica. Perché lo facciamo? Perché soccorriamo una persona in difficoltà? Proprio questo atteggiamento propositivo è ciò che l’etica deve analizzare.
Spesso dimentichiamo che l’essere umano è un animale – un “animale sociale” scriveva Platone – e di questa sua animalità sembrerebbe aver mantenuto la tensione alla vita in gruppo e a essere naturalmente portato a fidarsi dei propri simili. Vi è mai capitato di lasciare il vostro ombrellone in spiaggia e chiedere al vicino di dare un’occhiata ai vostri averi mentre siete in acqua?
Siete naturalmente portati a fidarvi di lui (o di lei, o di loro) perché vostro simile e a livello istintivo non avete nessuna buona ragione per pensare che possa scappare via con il vostro portafoglio.
Se non ne siete convinti, rovesciamo la prospettiva: vi è stata mai posta questa o una simile richiesta? Se sì, ne avete mai approfittato e avete rubato qualcosa? Molto probabilmente no.
La risposta è no per il fatto che se l’essere umano reca danno a un suo simile – lo deruba, non lo soccorre e così via – è a causa della sua cultura e non della sua natura, intendendo come cultura la struttura di norme, esperienze, vissuti, tradizioni e così via che ogni individuo si porta dentro e che costruisce da quando nasce. Se lo fa, per usare le parole di un giovane filosofo italiano, Leonardo Caffo, “è perché qualcuno vi ha insegnato a ignorare l’altro”.
In mezzo alla retorica che ci vuole tutti uomini mangiatori di uomini – per parafrasare la più nota massima latina, tanto cara al filosofo Thomas Hobbes, homo homini lupus – vale la pena invece osservare quante volte si verifica questo spontaneo movimento verso l’altro, campo dell’etica.
Un “movimento a stormo”, come lo ha definito nuovamente Leonardo Caffo, sottolineando che “l’essere umano vive e sopravvive perché ha fatto della fiducia un automatismo alla base della condivisione degli spazi sociali”. In altre parole, viviamo e progrediamo come specie proprio grazie alla fiducia reciproca. Homo lupus tra i lupi, dunque: in branco, più forte.
(Foto: la Chiave di Sophia).
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