“Pronti? Carica!”: a Villa Maser, l’Anac ricorda la carica di Isbuscenskij tra i girasoli del Don e i nomi di chi non ha fatto ritorno

Erano 700 uomini e altrettanti cavalli in mezzo a una steppa, pronti a fronteggiare tre battaglioni dell’812° Reggimento di fanteria siberiano, 2500 uomini trincerati tra i girasoli a poco più di un chilometro di distanza: succedeva il 24 agosto 1942, nei pressi di un’ansa del fiume Don, nell’oblast di Volgograd, in Russia, e a ricordare negli anni la gloriosa carica che seguì quell’attesa ci ha sempre pensato l’Associazione nazionale Arma di Cavalleria.

Quest’anno la celebrazione nazionale in Veneto si è svolta ieri, un giorno in ritardo, nella cornice di Villa Barbaro a Maser: la ragione della scelta da parte degli organizzatori, l’Anac Treviso 1, sta nella grande passione del compianto tenente Enrico Luling Buschetti, suocero dell’attuale proprietario Vittorio Dalle Ore.

Buschetti era stato ufficiale del Savoia Cavalleria 3° e grande amante delle discipline a cavallo, dallo sport alla caccia alla volpe: durante la cerimonia il personale della villa ha messo a disposizione una raccolta di fotografie storiche inedite, raccolte dal tenente.

A fianco degli stendardi della Cavalleria, il presidente dell’Anac Treviso 1, Riccardo Mazzocato, ha letto ai presenti quanto avvenuto quella fatidica mattina di agosto, citando in un secondo momento tutti i nomi dei caduti di quell’impresa. Alla cerimonia presenziavano il sindaco di Maser Claudia Benedos, il vicepresidente regionale Anac Paolo Vello e altri soci dell’associazione provenienti da varie province.

Oltre a ricordare la carica di Isbuschensky, durante la cerimonia è stata valorizzata anche l’esperienza, lunga quasi un secolo, del cavaliere Dante Benendo, reduce della ritirata di Russia e testimone della successiva disfatta del Don: “Chi torna dalla guerra non è bravo, è fortunato” afferma con fermezza Benendo, che per tornare a casa afferma di aver percorso mille chilometri a piedi in quaranta giorni attraverso l’Ucraina.

Un’esperienza che ricorda con lucidità, tanto da descrivere al dettaglio il momento in cui si è separato dalla sua cavalla, Danda, caricata su un treno e riportata in Italia. “Non scivolava mai sul ghiaccio” racconta.

Un altro aneddoto che il 99enne ha potuto raccontare poco prima della cerimonia riguarda l’ospitalità che ha trovato nei villaggi ucraini: “Un signore in Ucraina mi ha preparato “polenta e tocio”: era stato in visita ad Asolo o sul Grappa e così aveva imparato a farlo”.

Benendo è stato premiato con la cravatta rossa ufficiale della Cavalleria (tra le tradizioni più antiche dell’esercito) e una lettera di saluto da parte del colonnello Domenico Leotta, oltre a un mazzo di girasoli, in onore di chi non ha fatto ritorno.

“Sarebbe bello poter tramandare queste storie e questo ricordo anche ai giovani” afferma il sindaco Benedos e con lei concorda anche il vicepresidente Vello: “La passione per i cavalli potrebbero fare da passante per trasmettere ai giovani questi valori: esistono tante storie sì di cavalieri che diventano salvatori dei propri cavalli, ma incredibilmente anche di cavalli che salvano la vita al loro cavaliere”.

(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
#Qdpnews.it

Total
0
Shares
Articoli correlati