Sono le 16 e 10 del primo sabato di giugno e, puntuale come l’anno prima e quello ancora, Ilex Mazzarolo esegue una melodia con le tre campane della chiesa arcipretale di Coste di Maser.
Per farlo non è sufficiente spingere un bottone o tirare una leva: l’esecuzione del “campanò” è del tutto manuale e mai casuale. La melodia è frutto dell’unicità dei rintocchi di quelle stesse campane e dei movimenti precisi dell’attivatore, simili soltanto a se stessi.
Per prima cosa bisogna salire in cima al campanile, disinserire l’ingranaggio elettronico delle campane dopo il rintocco delle 16 e agganciare le catene che sorreggono le calotte in modo saldo, poiché esse non devono muoversi durante i rintocchi.
Ilex ha imparato da suo padre, che a 7 anni lo portava con sé durante la celebrazione del “Corpus Domini” e, anche ora che questa festa è venuta meno, lo ricorda con precisione da quel lontano 1952, quando ha visto eseguire il rito la prima volta.
Le campane sono tre: una da 5,8 quintali, una da 7 e una da 11. La più antica, risalente ai primi decenni dell’Ottocento, è la più piccola e si dice sia la gemella di quella che venne rubata dalla chiesetta di San Giorgio. Ilex le fissa tutte e tre, poi tende i batocchi all’interno attraverso delle catene. Prima di iniziare, tiene i pendoli a circa 4 centimetri e poi utilizza mani e piedi per farli sbattere contro le campane.
Nella chiesa arcipretale di Coste, che faceva capo anche alle parrocchie di Madonna della Salute e Crespignaga, il rito della processione del Corpus Domini veniva accompagnato dai rintocchi melodici del campanò: in genere, quindi, le campane suonavano per mezz’ora, qualche volta anche di più, poiché bisognava attendere che la processione arrivasse a destinazione.
Come spiega Don Carlo Velludo, la tradizione del “Corpus Domini” ha origini molto più remote e viene celebrata in modo sentito in alcune località venete al giovedì, in altre alla domenica: tutto nacque intorno al 1250 nella diocesi di Liegi, in Belgio, parrebbe per smentire le teorie che minavano il concetto di eucarestia. Sembra che fu Papa Urbano IV, originario proprio di quella diocesi, a diffonderlo anche in Italia.
“Ormai fare tutte queste scale e poi questo sforzo mi prova – racconta Ilex, mettendosi in posizione – L’anno scorso ho portato fin quassù mio nipote, che ha sette anni, per mostrargli come si fa”.
Alle 16.10 è tutto pronto: Ilex si mette al lavoro e la melodia echeggia in tutta la frazione di Coste e in quelle vicine, come la tradizione, che ancora una volta sopravvive allo scorrere del tempo.
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