Lo sfogo di alcuni residenti di Miane di fronte agli ultimi due casi di violenza contro i loro gatti, di cui uno ferito gravemente al fianco destro da una fucilata e l’altro scomparso improvvisamente nel nulla nonostante fosse un classico “gatto da divano” (qui l’articolo), non è passato inosservato.
Nella lettera giunta al nostro giornale, infatti, si è puntato il dito sul fatto che “i proiettili che segnano il corpo del micio sono la prova evidente del fatto che anche quest’anno la caccia ha turbato la serenità delle nostre vite e che c’è ancora una volta chi non paga per questi orribili gesti” chiamando in causa i cacciatori.
È arrivata ora la risposta da parte del presidente dei Cacciatori Italiani della provincia di Treviso, il sernagliese Fabio Botton: “Leggo con rammarico e stupore l’articolo pubblicato oggi, in merito ai presunti gatti impallinati dai cacciatori e mi chiedo come delle persone possano infangare una categoria senza avere una prova che il fatto sia stato effettivamente commesso da loro – afferma -. Oggi giorno è facile riempirsi la bocca, accusando caccia e cacciatori, penso che sia giunto il momento che la gente, se è sicura e ha delle prove concrete, faccia dei nomi e cognomi e non generalizzi coinvolgendo un’intera categoria formata da gente perbene”.
“Noi cacciatori siamo i primi a condannare questi gesti che non sono opera di cacciatori ma di delinquenti, perché questo è il termine giusto con cui devono essere chiamati – prosegue Botton -. Il fatto di aver trovato dei pallini non è sinonimo di caccia, ci sono molte persone che hanno delle armi in casa e non sono cacciatori e non è scritto da nessuna parte che se un gatto non torna a casa lo ha per forza ucciso un cacciatore. Auspico quindi che queste persone rettifichino le loro dichiarazioni e si scusino con la nostra categoria per le accuse ingiustamente rivolteci”.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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