Grande commozione questo pomeriggio, sabato 21 settembre, a Miane per l’ultimo saluto a Susanna Recchia e alla figlia Mia.
L’intera comunità di Miane, presente in gran numero nella Chiesa Arcipretale della Natività della Beata Vergine Maria, ha voluto stringersi attorno ai familiari e a tutte le persone che soffrono per questa dolorosa perdita.
Tanta gente fuori e dentro la chiesa dove le due bare bianche erano state collocate una vicino all’altra.
Oggi, ancora una volta, non è il tempo del giudizio, ma della preghiera e del silenzio per accompagnare Susanna e Mia nel loro viaggio verso l’eternità.
Una perdita, quella della mamma e della sua bambina, che ha segnato un prima e un dopo nella comunità di Miane e nell’intera Marca Trevigiana spingendo ad una riflessione a 360 gradi sulla nostra capacità di riconoscere il dolore delle persone e di ascoltare realmente le necessità e i bisogni di chi ci sta accanto.
All’inizio della cerimonia funebre il parroco don Maurizio Dassie ha detto: “Noi oggi vogliamo celebrare la vita e vogliamo farlo sempre anche nei momenti difficili come questo. Ora facciamo un momento di silenzio dove ognuno di noi può imprimere nel cuore i volti sorridenti di Susanna e Mia”.
“Io non ho parole religiose da dirvi – ha affermato il parroco durante l’omelia -. La vita è un cammino e la strada non è mai facile e tracciata. Dobbiamo fare la fatica di tracciarla noi, talvolta con il dolore. A volte si decide di interrompere il nostro cammino e in chi resta rimane la domanda: ‘perché?’. Risposta non c’è e non ci deve essere né giudizio, né condanna ma silenzio e quella forma di tenerezza che è la compassione”.
“Vediamo cadere persone con le quali abbiamo condiviso molto – continua – e dentro di noi scoppia un tumulto di sentimenti e disorientamento che ci fanno piangere. Io ho la sensazione che il cielo sia vuoto, anch’io alzo gli occhi con lo sguardo che si interroga e c’è silenzio. Forse una risposta arriverà più avanti se lasceremo che questa esperienza ci interroghi e tocchi la nostra umanità“.
“Oggi non cerchiamo risposte – aggiunge – ma celebriamo la vita. Una prima risposta, un piccolo raggio di luce, c’è già. È la vostra presenza che dice che i cuori non sono ancora inariditi. Siamo ancora capaci di compassione e rispetto. Siamo ancora capaci di piangere e il pianto dice la nostra umanità. È la vita che ci mette alla prova”.
“È la vita che ci fa piangere, pregare o bestemmiare – prosegue -. Questa storia non riguarda solo i familiari, ma tutti noi perché quello che è successo può accadere a tutti. Dobbiamo ripartire dalla vita, non dalla religione. La vita mi dice sei fragile, sei imperfetto e sei debole e lo dice anche quando mettiamo le maschere della società per far credere che siamo forti, competitivi e unici. Maschere che ci nascondono a noi stessi e che nascondono le nostre ferite”.
“Le ferite non sono una colpa – sottolinea-. Non date colpe per caricare di sofferenza chi già soffre. Non dobbiamo vergognarci della nostra umanità. C’è una luce, anche se tenue, che può illuminare i nostri cuori e la nostra mente e apre alla fiducia che nulla è perduto. Questa luce è l’amore, la compassione e la fiducia in una presenza discreta”.
“Io mi appoggo a questa presenza perché sono un prete fragile – continua -. Questa presenza per me ha un nome. A voi ragazzi dico questo: anche noi grandi talvolta abbiamo paura della vita e forse dovreste perdonarci per questo. Viviamo momenti di tristezza e sofferenza e ci sembra di essere come piccole barche solitarie nell’oceano in tempesta. Talvolta non riusciamo a darvi l’amore e la tenerezza che vorremmo. Chi affronta e accetta la propria fragilità diventa forte anche se non crede”.
“La vita – conclude – è più importante dei voti, del successo scolastico o nello sport. Anche se è fragile, amate quella vita con passione, forza, dolcezza, rispetto e compassione. Aiutate noi grandi ad amarvi con gesti e parole dell’amore e non con il surrogato delle cose. Aiutate noi grandi ad essere leali e sinceri verso di voi perche nulla della vita venga mai nascosto”.
Alla fine del funerale, fuori dalla chiesa, sono stati liberati in cielo dei palloncini bianchi seguiti da un applauso per accompagnare Mia e Susanna nel loro ultimo viaggio insieme.
(Autore: Andrea Berton)
(Foto: Andrea Berton)
(Articolo e foto di proprietà di Dplay Srl)
#Qdpnews.it riproduzione riservata