Miane, don Maurizio dice no ai funerali in chiesa e nel bollettino parrocchiale una “lettera impertinente”

Domani, dopo l’accordo tra Cei e Governo, potranno essere celebrati i funerali nelle chiese, ma nella comunità parrocchiale di Campea, Miane e Premaor non accadrà: lo ha comunicato oggi don Maurizio Dassiè in un videomessaggio straordinario (link).

“Qui a Miane, per tutto il mese di maggio, non è possibile celebrare funerali e qualsiasi celebrazione eucaristica in chiesa perchè le condizioni per poterle fare non possiamo soddisfarle” afferma don Maurizio, che prosegue “Ai funerali possono partecipare 15 persone e, se sono 20, chi mando via? In secondo luogo ci deve essere un responsabile parrocchiale del Covid-19, devo misurare la febbre all’entrata della chiesa, dopo la celebrazione la chiesa deve essere sanificata pulendo banchi e pavimento con i prodotti appositi”.

“Allora voi capite che qui è impossibile rispettare queste norme che ci sono state date dal Presidente del Consiglio e dalla Conferenza episcopale italiana – conclude don Maurizio -, quindi continuiamo con questo stile maturando la consapevolezza di costruire in famiglia la piccola Chiesa domestica”.

Una scelta sicuramente controcorrente, anche se si presume non sarà un caso isolato, che però non stupisce vista la forte personalità di don Maurizio e le critiche ricevute anche in passato per il suo modo di essere molto diretto e a volte “pungente”.

Sempre nella giornata di oggi, domenica 3 maggio, l’arciprete ha scritto nel bollettino parrocchiale una lunga riflessione per la comunità che egli stesso ha definito “lettera aperta e impertinente”.

In essa analizza le criticità sociali, economiche, religiose dell’emergenza Covid-19, che reputa siano causate da atteggiamenti scorretti di una parte della società, di fronte ai quali la natura si è ribellata e pensa sia inutile invocare Dio per chiedere intercessioni.

Ne pubblichiamo alcuni passaggi significativi:

Noi esseri “umani”, non importa se cinesi, americani, italiani o kenyani o altro, siamo i primi responsabili di questa e di altre situazioni sociali e sanitarie difficili che generano disorientamento, paura, ansia, angoscia, malattia e morte. In tutto questo c’è la nostra mano: azioni, stili di vita irresponsabili, mentalità predatoria verso la natura e le sue risorse, oltre che verso i nostri “simili”, che hanno prodotto uno squilibrio ecologico forse irrimediabile.

La natura, di cui noi siamo parte, e non mi pare la migliore, ci presenta un primo conto. In tutto questo Dio non c’entra niente. Inutile quindi invocarlo, pregarlo, supplicarlo perché ci tiri fuori dai nostri disastri e inferni. Dio ascolta i peccatori pentiti; certamente ascolta i giusti, ma non mi risulta che ascolti categorie di idioti presuntuosi, di sfruttatori criminali e di predatori impenitenti quali sono molte multinazionali e molti governi, causa di tanti mali e danni.

Il proverbio dice: “Chi è causa del suo mal pianga se stesso” e stiamo piangendo. Anzi, stiamo morendo! E stiamo pure intossicandoci di paura e di angoscia, che quotidianamente le televisioni italiane distribuiscono a chi ancora va dietro a un’informazione manovrata e partigiana, priva di cultura e intelligenza.

Succede come succede con le guerre. Sono forse pensate, volute e progettate in Cielo? Sono forse desiderate e volute dal popolo? O sono la conseguenza del volere di criminali che governano nazioni, multinazionali e quant’altro? E chi paga? Chi soffre? Allora perché scandalizzarci, pregare, invocare, bestemmiare, se la causa è anche la stupida nostra amoralità?

C’è da rispondere a qualche domanda, a un appello che viene da tantissime persone che va raccolto. Che cosa ci importa veramente? Che cosa ci sta a cuore più di tutto? E’ una domanda personale ma anche sociale, collettiva. Domanda etica e spirituale. L’uomo si può capire e conoscere da quello che gli importa e gli sta a cuore, perché lo manifesta con i suoi comportamenti. Ma attenzione: non quello che ci sta a cuore in questo momento o per qualche giorno o settimana dopo la crisi, che sarà seguita da altra crisi. Ma quello che ci importa e ci sta a cuore della vita, delle persone, della natura, dei valori, della spiritualità. Che cosa siamo disposti a cambiare, ad abolire dal nostro stile di vita consumistico e demenziale? Del rapporto fra noi esseri “umani”? Del nostro rapporto con la natura, che ci presenterà sempre il conto? Continueremo a predare, distruggere, inquinare, sfruttare, far finta che…

Io, comunque, prego per voi, per tutti, convinto profondamente di quello che dico e faccio. Prego perché ci svegliamo dall’ottundimento delle coscienze, della mente e dello spirito. Prego perché si ritorni a credere nel valore assoluto della vita che distruggiamo. Si, vi porto tutti nella celebrazione dell’Eucaristia, ogni mattina, assieme alla marea di morti voluti da Caino“.

(Fonte: Luca Nardi © Qdpnews.it).
(Foto: Parrocchia di Miane).
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