L’ultima battaglia è stata persa ma la guerra non è finita. Si potrebbe riassumere così il contenzioso nato nel luglio 2019 a Premaor di Miane in seguito al disboscamento di un terreno a ridosso di alcune case e alla conseguente realizzazione di un vigneto di circa 8mila metri quadrati con l’autorizzazione di ufficio urbanistica comunale e Regione.
Lo scorso 15 febbraio le tre famiglie, che avevano “perso la loro battaglia” contro Comune e Regione davanti al Tar Veneto con sentenza del 7 dicembre 2020 (qui l’articolo), hanno fatto notificare in municipio a Miane la decisione di ricorrere al Consiglio di Stato.
La Giunta Buso, quindi, con delibera dello scorso 20 marzo, ha autorizzato il sindaco a resistere in giudizio in nome e per conto del Comune davanti al Consiglio di Stato.
I cittadini, appoggiati anche economicamente dai comitati ambientalisti locali, respingono al mittente la sentenza del Tar secondo la quale “l’area in questione non è qualificabile come bosco meritevole di protezione e non è incompatibile con la salvaguardia dei luoghi e con i profili naturalistici dell’ambiente circostante”, in quanto si trova da tempo in una zona vocata alla coltivazione della vite che era stata abbandonata.
“L’impianto del vigneto – secondo il Tar – non confligge con specifiche esigenze di tutela paesaggistica, non è incompatibile con la salvaguardia dei luoghi e con i profili naturalistici dell’ambiente circostante”.
Una sentenza che non ha convinto le tre famiglie residenti e i comitati ambientalisti, ora il compito di assumere la decisione definitiva spetta al Consiglio di Stato.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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