“I 7.320 euro di risarcimenti imposti alle famiglie da una sentenza del Tar sono stati integralmente raccolti con le decine di donazioni di cittadini e associazioni che hanno partecipato a questa azione di solidarietà“.
Una notizia importante per le quattro famiglie (17 persone, di cui 9 minorenni), arrivata ieri sera, che vivono a Premaor con alle spalle il “vigneto della discordia”, realizzato nel luglio 2019 dopo l’abbattimento di un bosco lì presente.
“La solidarietà popolare ha colto un primo frutto! – afferma il comitato Marcia Stop Pesticidi di Treviso e Belluno – Le famiglie di Premaor, che si sono opposte al disboscamento e all’espansione dei vigneti a ridosso dei centri abitati, non sono sole“.
Infatti, con la sentenza del Tar Veneto dello scorso 7 dicembre (qui l’articolo), le famiglie erano state condannate a “pagare i danni” a ciascuna parte che avevano chiamato in giudizio, ossia Regione, Comune e proprietà del terreno.
“Il verdetto per me e per i miei vicini – aveva affermato a caldo il residente Fabio Magro – mi sembra profondamente parziale e ingiusto. Con tanto di bastonate economiche finali“.
“Tutto nasce dal bosco e da una relazione della forestale che lo ha valutato senza valore, una neoformazione di piante infestanti di nessun pregio, e che ha aperto le porte al taglio – continua Magro -. Per le autorità quel bosco era una presenza “infestante”, un danno per il paesaggio; per noi era vita, una comunità di vita della quale eravamo divenuti parte noi stessi”.
La sentenza del Tar infatti sottolinea che “l’area in questione non è qualificabile come bosco meritevole di protezione” e “non è incompatibile con la salvaguardia dei luoghi e con i profili naturalistici dell’ambiente circostante”, in quanto si trova da tempo in una zona vocata alla coltivazione della vite, che era stata abbandonata. Quindi “l’impianto del vigneto non confligge con specifiche esigenze di tutela paesaggistica, non è incompatibile con la salvaguardia dei luoghi e con i profili naturalistici dell’ambiente circostante”.
Il signor Magro, amareggiato per i risarcimenti da corrispondere, aveva puntualizzato: “Se ancora posso pensare liberamente in questo Veneto che sento sempre più affarista e prepotente, ritengo che nessun giudice e nessuna legge umana potrà mai convincermi che sia tagliando i boschi che assicuriamo un futuro al pianeta, che sia tagliando i boschi in centro ai paesi che educhiamo le nuove generazioni al rispetto della natura, che tagliando i boschi nei paesi ci prendiamo cura del benessere dei residenti e tuteliamo gli ecosistemi e la biodiversità. Sappiamo tutti perché vengono tagliati i boschi”.
Al di là di tutto ieri sera il Comitato Stop Pesticidi ha dato la bella notizia che la solidarietà verso queste famiglie c’è sempre stata e anche questa volta è giunta rapidamente. Un chiaro segnale per dire che le associazioni ambientaliste non intendono “gettare la spugna”.
(Fonte: Luca Nardi © Qdpnews.it).
(Foto: Marcia Stop Pesticidi).
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