Ieri, lunedì 7 dicembre, il Tar del Veneto ha messo la parola fine alla contesa tra Comune di Miane e Regione Veneto, da una parte, e privati e comitati ambientalisti locali, dall’altra, in merito all’impianto del vigneto in via Rive a Premaor.
Con la sentenza di ieri è stato dunque respinto il ricorso contro il Comune di Miane e la Regione Veneto perché “l’area in questione non è qualificabile come bosco meritevole di protezione” e, secondo il Tar, “non è incompatibile con la salvaguardia dei luoghi e con i profili naturalistici dell’ambiente circostante”, in quanto si trova da tempo in una zona vocata alla coltivazione della vite, che era stata abbandonata. Quindi “l’impianto del vigneto non confligge con specifiche esigenze di tutela paesaggistica, non è incompatibile con la salvaguardia dei luoghi e con i profili naturalistici dell’ambiente circostante”.
Realizzato dal luglio 2019 a ridosso di quattro case con l’autorizzazione dell’ufficio urbanistica del Comune e il nulla osta forestale della Regione, il nuovo vigneto di circa 8mila metri quadrati era nato da un disboscamento, che, secondo le famiglie residenti, avrebbe compromesso l’equilibrio idrogeologico dell’area boschiva a ridosso delle loro abitazioni.
I residenti inoltre affermavano che il vigneto avrebbe avuto effetti negativi sulla loro salute in seguito ai futuri trattamenti fitosanitari, oltre ad una possibile svalutazione del valore delle loro abitazioni. Posizioni condivise dal Pd regionale, in particolare dal consigliere Andrea Zanoni (vedi articolo).
Fin da subito l’assessore regionale all’ambiente, Gianpaolo Bottacin, aveva preso una posizione nettamente opposta: i lavori in via Rive erano “un recupero di coltivazioni presenti negli anni ’50, come da ortofoto dell’epoca, con parere favorevole della Soprintendenza e nessun vincolo idrogeologico” aveva dichiarato Bottacin – “Tutto è stato fatto secondo quanto previsto dalla legge forestale ed è assolutamente regolare”. (vedi articolo).
“Con questa sentenza, inappuntabile per la precisione delle valutazioni, il Tar del Veneto ha preso una decisione il cui significato va oltre il pur importante aspetto della legittimità o meno della realizzazione di un vigneto – commenta oggi Bottacin -. La sentenza sancisce la correttezza dell’operato della Regione in un settore delicato come i nulla osta forestali”.
“Per lungo tempo – aggiunge Bottacin -, anche con la pesante strumentalizzazione di qualche politico regionale, la Regione e le mie strutture hanno dovuto subire attacchi pesantissimi e del tutto fuorvianti. Il tutto basato su accuse che adesso il tribunale ha confermato essere del tutto infondate”.
“Sembrava quasi che fossimo stati coloro che autorizzavano la distruzione dell’ambiente mettendo anche a rischio i cittadini – continua l’assessore regionale -. Mi auguro che ora la stessa attenzione mediatica si concentri sui contenuti di questa sentenza, che conferma il giusto operato della Regione”.
“Dietro questo genere di atti – precisa Bottacin – c’è un’attenzione totale alla salvaguardia dell’ambiente. Prima di rilasciare un’autorizzazione vengono eseguite approfondite valutazioni tecniche, che solo alla fine sfociano in un’autorizzazione o in un diniego. In Veneto, come in questo caso, nulla viene fatto alla leggera, a maggior ragione in un territorio come quello delle colline del Prosecco per la cui tutela la Regione si è spesa fino a farle diventare Patrimonio dell’Unesco”.
L’amministrazione comunale di Miane non nasconde la propria soddisfazione per l’esito della causa: “Eravamo convinti di aver agito con prudenza, valutando tutti gli aspetti significativi del caso. Il Tar ci ha dato ragione e riconosciuto che abbiamo operato bene e secondo diritto”.
“L’esito della controversia non ci distoglie comunque dal nostro dovere che è quello di vigilare per assicurare una rispettosa gestione del territorio – afferma l’amministrazione Denny Buso -, nell’equilibrato contemperamento di interessi pubblici coinvolti, incolumità pubblica, tutela dell’ambiente, del paesaggio culturale, certamente preminenti, ed esigenze della produzione. Esigenze che non coincidono solo con l’interesse egoistico del privato, ma anche con la preservazione di quello straordinario patrimonio di natura, saperi, lavoro e fatica rappresentato dal paesaggio storico delle colline del prosecco Patrimonio Unesco”.
Il sindaco infatti conclude: “Mi auguro che ora, in un clima più sereno, si possa recuperare un dialogo autentico e perseguire insieme ai residenti nell’area obiettivi che sono sempre stati condivisi nell’interesse generale della nostra comunità. Non vi è dubbio che questa vicenda sia stato un caso pilota nel nuovo quadro della valorizzazione del territorio Unesco. L’auspicio è che si possa davvero lavorare tutti assieme alla ricerca del bene comune, al riparo da facili strumentalizzazioni che non giovano a nessuno”.
(Fonte: Luca Nardi © Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
#Qdpnews.it