Era andato a vivere in Brasile, a Paranà, e vi aveva fatto fortuna, ma tornava sempre volentieri tra le dolci e selvagge colline di Monfumo e in particolare a Castelli, dove era cresciuto in un ambiente contadino. Nella piccola frazione del paese, diffusa in una vasta area verde, molti ricordano il suo nome e per questo, ieri sera, hanno partecipato alla messa in suo ricordo alla dimora dei Padri Canossiani.
Se n’è andato il 13 di luglio Sante Serafino Botter, all’età di 98 anni, già nell’annodei 99: mancava davvero poco per il traguardo di un secolo di vita, trascorso tra il Brasile, dove abitava, e Castelli di Monfumo, dove era nato e amava tornare.
Ad annunciare della sua scomparsa sono state le figlie Silvana, le gemelle Rosanna e Luciana, ma anche i sei nipoti, i sei pronipoti e gli altri parenti, che hanno radicato il cognome Botter con un’ampia discendenza nel Nuovo continente.
“Nino”, così lo chiama affettuosamente il nipote, Claudio, era per questo ramo della famiglia Botter quello che si dice “lo zio dall’America”: nonostante il successo, che si era sudato con coraggio, non aveva mai dimenticato i valori della vita contadina che aveva imparato da giovane. In Italia aveva fatto qualche mese di servizio militare durante la Liberazione e anni dopo aveva ricevuto, tramite il consolato, anche una medaglia.
Scelse di emigrare nel 1950: in Veneto si viveva un momento di esplosione demografica, ma anche una carenza di posti di lavoro. Lui con coraggio scelse di imbarcarsi per il Brasile dove ebbe la fortuna di trovare subito quella che il nipote Claudio definisce “una grande donna”, Resi (mancata nel 2013), con cui ebbe tre figlie.
La sua intraprendenza gli concesse di spiccare rapidamente il volo in Brasile, anche grazie al grande senso di patriottismo che si creava tra gli italiani in terra straniera: creò dalle fondamenta una fabbrica di ceramiche e laterizi, ma commercializzò anche oro e prodotti italiani, creando ricchezza e distribuendone anche nel territorio in cui viveva. Su questa sua esperienza scrisse anche un libro: “Memorie di un emigrante”.
“Ha sempre portato in sé una profonda nostalgia per l’Italia – spiega il nipote. – Grazie alle sue possibilità economiche tornava spesso a rinsaldare quelle amicizie. Non mancava mai di andare a salutare amici e conoscenti: quando veniva qui, trascorreva tutto il tempo a fare visita agli amici. A Natale, a Pasqua e quando celebravamo un lutto, lui telefonava sempre”.
Grazie a lui, la discendenza di questo ramo dei Botter, oggi, in Brasile è più numerosa che in Italia: un altro nipote, recatosi in Brasile su consiglio di Sante, ha formato assieme ad altri un circolo culturale per il quale essere italiani è un orgoglio e crea grande spirito di fratellanza.
Sante era anche un imprenditore generoso: aiutò la sua famiglia economicamente anche in Italia e sostenne la comunità di Paranà, facendo opere di bene. “Si stava già organizzando per festeggiare il centenario e mi aveva chiesto di andare ad aiutarlo a spegnere le cento candeline – conclude il nipote – Glielo avevo promesso”.
(Foto: Onoranze Funebri Brotto).
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