Bella del bosco, Fior d’arancio, Rosa di Monfumo, San Piero rosso, Renetta di Champagne, Pom de Corlo, Sambaril rosso, Pom dell’oio rosso, Canada rosso, Rossat, Pom de la rosetta, Rossa di montagna, Morgenduft, Pom dea Madonna.
Sono alcune delle varietà rare di pomi riportati alla luce dalla Comunità di produttori delle mele antiche di Monfumo, un’associazione fondata nel 2011 con lo scopo di recuperare, reintrodurre e coltivare il frutto che, fino a cinquant’anni fa, era una fonte di sostentamento per la popolazione delle colline tra Monfumo e Asolo, insieme a fichi, nespole, noci, nocciole, castagne.
In dieci anni l’associazione ha svolto un lavoro simile a quello di un archeologo – agronomo, che scava nel passato per recuperare tesori scomparsi, o dimenticati, con l’avvento dell’agricoltura moderna, che predilige produzioni più redditizie, e il progressivo abbandono delle campagne.
I melicoltori di Monfumo hanno scelto di ritrovare un legame con il passato, il paesaggio, le tradizioni rurali del territorio. Da una ricerca certosina (che ha coinvolto anche l’istituto agrario di Pove del Grappa, il vivaio Parolin di Semonzo, la condotta Slow Food di Montebelluna e dei colli asolani) hanno individuato una cinquantina di varietà di meli antichi, che un tempo si coltivavano tra questi colli. Però, solo una quindicina di questi piccoli tesori ritrovati è stata selezionata, per avviare nuovamente una coltivazione significativa.
“Abbiamo scelto le varietà ritenute migliori e più interessanti, in base alle loro caratteristiche di piacevolezza, profumo, durevolezza e soprattutto perchè necessitano di meno trattamenti“, spiega Elvira Rugolo, vicepresidente dell’associazione, che attualmente coinvolge 28 piccoli produttori.
Ad ognuno di loro sono state assegnate mediamente una quarantina di piante di meli, in modo da mettere a dimora dei meleti dislocati in varie località di Monfumo. Oggi vengono coltivate oltre 1500 piante di melo, suddivise in una quindicina di antiche varietà.
La comunità è presieduta da Martino Pandolfo, affiancato da Elvira Rugolo e dal direttivo composto dal segretari Sabino Toscan e dai consiglieri Luigi Pandolfo, Renzo Dall’Est, Metti Alvise, Simone Panazzolo. I soci sono Paolo Albanese, Silvano Bisa, Steven Cadorin, Renato Calzavara, Mirko Cadorin, Diego Carraro, Ivano Carraro, Martino Cozza, Gianni Dall’Est, Valter Dall’Est, Tiziano Dall’Est, Giampietro De Paoli, Flavio Feltracco, Stefano Signor, Daniele Fregona, Ado Forner, Guerrino Menegon, Franco Negri, Simone Panazzolo, Stefano Pandolfo, Mauro Furlanetto, Riccardo Forner, Luca Taschin.
Luigi Pandolfo, 30 anni, nell’azienda agricola di famiglia ha piantato degli alberi di meli più per amore per la sua terra, che per reddito, data l’esiguità della produzione. “Di lavoro faccio l’operaio in un’impresa della zona, però mi sono appassionato di questo progetto di recupero dei nostri meli autoctoni – dice Luigi – L’annata attuale non è certo facile. Purtroppo non ci sono molti frutti. Prima di tutto a causa delle anomalie del clima, tra il freddo della primavera, ben cinque grandinate e la siccità. Inoltre, in queste zone ci sono molti caprioli e cervi che si mangiano le foglioline in germoglio, bloccando la crescita della pianta. Io ho messo delle protezioni, ma spesso non bastano”.
Tra le varietà piantumante da Luigi Pandolfo c’è la Fior d’arancio, mela molto rara, che sarebbe stata introdotta nella zona di Monfumo dalla famiglia Rech di Seren del Grappa verso la fine del 1800. Per la Rosa di Monfumo, è stato avviato l’iter per il riconoscimento della De.Co, (denominazione comunale), in modo di valorizzare ancora di più questa gloria locale, utilizzata in particolare per la confettura di mele che, insieme alla farina di mais Bianco Perla, è tra gli ingredienti della “Ghisola”, il dolce creato dal maestro pasticciere Leonardo Di Carlo su iniziativa della Cna Asolo per rappresentare le bontà del territorio (di recente nella ricetta è stata introdotta anche la marmellata di ciliegie di Maser).
Le primizie coltivate dalla comunità dei produttori dei meli antichi sono al centro della tradizionale festa che si svolge nel cuore di Monfumo, solitamente tra la fine di agosto e il primo weekend di settembre. L’ultima edizione, la 36esima, risale al 2019. La pandemia ha cancellato l’appuntamento del 2020.
Quest’anno l’associazione può riproporre il suo più importante evento annuale, spostandolo di data e mettendolo in calendario il 1-2-3 ottobre. “La produzione attuale, purtroppo, è molto ridotta, visto l’andamento anomalo dell’annata. Però, riusciremo a fare la mostra mercato, proponendo i frutti freschi che potranno farci avere i nostri soci, i succhi e le marmellate di mele varie, ricavate con il raccolto delle passate stagioni – dice Elvira Rugolo – Il fatto di avere spostato la data ai primi di ottobre ci facilita, poichè questo è il periodo migliore per la raccolta delle mele“.
Altre specialità locali, che si potranno trovare nella mostra-mercato, sono la marmellata e il succo di pera “sucaron” o “Thucaron”, antica varietà autoctona tipica di Monfumo e delle zone limitrofe. Una pera estiva molto ricca di zuccheri, particolarmente aromatica e profumata, raccolta da piante molto vecchie, alte anche oltre 15 metri, prive di qualsiasi trattamento antiparassitario.
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