“Diversi da prima” forse persino migliori: dialoghi sul futuro nel libro di Daniele Ferrazza e Valentina Calzavara


Durante la pandemia si è parlato di cambiamento a tutti i livelli: casa, lavoro, sanità, svago, scuola, politica e relazioni, ma scendendo più profondità l’indagine di questo cambiamento riguarda ogni individuo in modo personale e forse unico, così come tutti quanti, universalmente, allo stesso modo.

La visione di un futuro che non sembra più scontato e vicino si cela dietro alla comune preoccupazione per un presente che alterna momenti di tranquillità a giornate che finora avevamo visto e letto solo nelle distopie cinematografiche e letterarie.

È proprio su questo futuro, meno discusso rispetto all’attualità, che si concentra il nuovo libro di Valentina Calzavara e di Daniele Ferrazza, edito da Helvetia Edizioni, con il titolo “Diversi da prima. Conversazioni oltre il Covid”: il volume contiene una raccolta di interviste a personaggi di vari settori, dalla televisione alla politica, che raccontano la propria esperienza durante l’epidemia ma specialmente la propria visione del futuro.

Al momento della stampa di questi volumi, in primavera, non c’era ancora la certezza di una nuova ondata: il loro racconto attraverso le voci dei “grandi narratori” del nostro tempo, con un approccio distaccato e oggettivo ma anche colloquiale e disinvolto, descrive le radici di un cambiamento che si è mostrato solo in parte ma che si può già percepire attraverso queste voci “competenti”.

È stata la competenza il criterio con il quale abbiamo scelto gli interlocutori di questa riflessione” spiega Valentina Calzavara, che come giornalista specializzata nel campo della sanità è stata in prima linea nel raccontare le dinamiche della pandemia.

Dall’esperienza di personaggi come Dacia Maraini, Silvio Garattini, Marco Bentivogli, Vincenzo Paglia, Sara Simeoni, Silvia Costa, Alessandra Graziottin, Roberto Ferrucci, Pippo Baudo e Paolo Cognetti viene costruito fin da subito un mosaico di visioni che non si gettano a capofitto nel pessimismo, ma che invece danno spazio alla speranza: nei colloqui si arrivano a interpretare le conseguenze della pandemia anche come potenziali da cui ricavare un beneficio, almeno da alcuni punti di vista.

Il tempo rappresenta nell’indagine di Ferrazza e Calzavara un altro elemento essenziale: i ritmi della società sono stati sconvolti da un unico elemento e ci hanno riportato a una dimensione in cui per alcuni c’è stato più tempo per pensare, mentre per altri ce n’è stato molto meno per decidere. In tutto questo, mentre parte della società soffre della compressione o della dilatazione dei ritmi, l’ambiente subisce ulteriori cambiamenti, così come succede al nostro atteggiamento nei suoi confronti, tra scoperta e introspezione.

E se questo libro fosse stato scritto pensando soltanto al Veneto, sarebbe stato diverso?” viene chiesto ai due autori sulla terrazza del ristorante Da Gerry, a Monfumo. “No, perché non riguarda soltanto l’Italia, ma tutto il mondo. Anche se in Veneto la prima ondata è andata meno peggio rispetto ad altre regioni non significa che non dobbiamo fermarci a riflettere su quali siano stati gli errori commessi – risponde Ferrazza – Avvertiamo tutti la necessità di lasciarci alle spalle di questo periodo e di sentirci diversi da prima e possibilmente anche migliori”.

(Fonte: Luca Vecellio © Qdpnews.it).
(Video: Qdpnews.it © Riproduzione riservata).
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