È mancato improvvisamente ieri sera a 75 anni il montebellunese Ottavio Montagner, portato via da una malattia improvvisa e irreversibile. Ottavio era conosciuto per essere un eccellente artigiano e negli ultimi giorni della sua vita, assieme a sua moglie Luciana e alle figlie Lorena e Lisa, ha ricevuto molte visite da amici e conoscenti.
Come racconta il fratello Gianni, la genialità delle sue mani gli aveva permesso di guadagnarsi l’appellativo di “Archimede”, non per la preparazione teorica in matematica o in fisica, quanto per la capacità di metterle in pratica in svariati campi della meccanica.
Da ragazzino, dopo l’avviamento, Ottavio scelse di buttarsi nella lavorazione del ferro: fu l’apprendista di Sanzio Visentin, un noto artigiano che pian piano gli lasciò la sua attività, insegnandogli tutto ciò che sapeva. Negli anni Ottavio lavorò come collaboratore tecnico in celebri aziende della calzatura sportiva, fino al periodo della “grande delocalizzazione”, quando percepì che qualcosa in quel settore stava cambiando.
Così Ottavio si aprì al mondo agricolo e a quello automobilistico, arrivando persino a inventare dei sistemi (mai brevettati) che a quel tempo sarebbero potuti valere una fortuna. Era qualcos’altro a spingerlo a continuare nel suo mestiere: una grinta tipica degli artigiani più determinati, che guardano al lavoro quasi come a un vizio irresistibile.
Se qualcuno aveva bisogno di sostituire un pezzo meccanico di un trattore, di un aratro o di un erpice, lui lo forgiava e riparava il mezzo, qualsiasi esso fosse. Allo stesso tempo, se qualche amatore di auto d’epoca veniva a chiedergli aiuto per la sostituzione di un vecchio componente, produceva anche quello senza esitare.
Alcuni gli proposero di redigere un libro con tutte le sue creazioni, le sue imprese “meccaniche” e i suoi segreti, ma lui non volle mai: i famigliari lo ricordano come un uomo estremamente preciso, corretto ed estremamente umile. Era anche molto religioso, seguiva la tradizione, e andava a messa ogni domenica mattina.
Ottavio lascia due figlie, che si sono sposate e gli hanno dato dei nipotini: lui è stato presente come nonno, sostenendole e aiutandole. Negli ultimi anni si era ritirato per godersi la pensione nella sua casetta di via Martinella (dove aveva aggiustato anche un vecchio mulino) e per stare in tranquillità con sua moglie Luciana, con cui proprio in questi giorni avrebbe festeggiato cinquant’anni di matrimonio. Lei ricorda di esser stata la sua prima dipendente, di cui poi col tempo si era innamorato.
A ricordarlo, oltre alla famiglia più stretta, ci sono i generi, ma soprattutto i nipoti, a cui non ha mai negato un consiglio o un aiuto. La famiglia ha anche voluto ringraziare il personale medico e paramedico dello S.I.A.D. di Montebelluna e lo I.O.V. di Castelfranco. Per tutti coloro che lo vorranno ricordare assieme, il suo funerale avrà luogo lunedì 12 alle 15.00 al Duomo di Montebelluna.
(Foto: per gentile concessione della famiglia Montagner).
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