Finalmente a casa. Alberto Silvestrini e la compagna Katie Parson, lui di Volpago e lei di nazionalità gallese, si sono lasciati alle spalle un viaggio non privo di esperienze di vita, soprattutto quelle negative legate indirettamente al Covid-19, un’emergenza sanitaria che ha condizionato pesantemente il loro viaggio in giro per il mondo alla ricerca di emozioni e avventure.
Una liberazione, l’ultima parte del viaggio, da Madrid a Milano per raggiungere poi Volpago del Montello a casa dei genitori. Nella capitale spagnola Alberto e Katie erano arrivati direttamente da Buenos Aires grazie all’interessamento del consolato britannico nell’ottenere in via prioritaria i due biglietti d’aereo.
Riavvolgendo il nastro dell’avventura – della quale abbiamo raccontato in precedenza – dalla partenza da Londra a settembre dello scorso anno, dove avevano trascorso nove anni di vita lavorativa e affettiva, alla volta del Sud America, un viaggio che avrebbe dovuto terminare a settembre di quest’anno dopo aver visitato i luoghi più suggestivi dell’arrampicata sportiva.
Da Londra a Buenos Aires prima di dirigersi vero il Cile, dove, loro malgrado, sono stati coinvolti nella rivolta popolare nella capitale cilena, in cui per tre settimane è andata in scena la protesta contro la forte diseguaglianza sociale in atto nel paese.
È il primo gennaio di quest’anno quando atterrano di nuovo a Santiago, dove ritrovano il loro camper acquistato precedentemente nella capitale cilena, e ripartono per la costa atlantica dopo un breve ritorno in Galles per accudire la madre di lei.
Il viaggio prosegue sulla leggendaria Pan-American, un insieme di strade che li porta nuovamente in Argentina, posti stupendi e tante arrampicate nel bel mezzo del deserto patagonico.
Il 17 marzo arrivano in un piccolo villaggio nella provincia di Santa Cruz e scoprono che il mondo è in piena emergenza Covid-19. Ad un posto di blocco vengono informati della pandemia con i confini delle regioni che rimangono chiusi.
Una notizia che passa in secondo piano di fronte all’aggravarsi delle condizioni di salute della mamma di Katie, senza la possibilità di poter contare su di un volo in partenza per l’Europa.
Nella zona i turisti non sono i benvenuti e il governo argentino sta per annunciare il più grande lockdown dei tempi moderni. Per strada devono sopportare gli insulti della gente che li vuole fuori dal loro Paese.
Nel frattempo la terribile notizia della scomparsa della mamma, la quarantena viene prolungata, i voli sono bloccati, rimangono “ostaggi” per tre mesi delle autorità locali. L’inverno si avvicina prepotentemente, con il camper privo di riscaldamento.
I contatti con il Consolato Italiano alla ricerca di un volo commerciale per l’Italia non portano risultati concreti. Finalmente arriva uno spiraglio positivo, un pullman per Buenos Aires, dove sono ospitati in casa di amici dopo un viaggio estenuante di duemila chilometri.
E dopo due settimane finalmente in Italia, dove la coppia potrà ritrovare un po’ di tranquillità, in attesa di riprendere, detta (sottovoce) da Alberto, quella parte di viaggio (@climbtheamericas instagram): obiettivo la Colombia, rimasta incompleta.
In questa esperienza Alberto ricorda anche i momenti positivi, la bellezza dei luoghi visitati, il rapportarsi con le diverse culture, mentre il periodo più duro è stato in Patagonia dove il Consolato Italiano non aveva i mezzi per aiutarci per tornare a casa.
“Un periodo estremamente difficile, sotto ogni punto di vista – confessa Alberto. “Eravamo come in “trappola” senza una via d’uscita senza famiglia che ci potesse aiutare, sempre dipendenti da altre persone, a più di diecimila chilometri da casa senza mezzi per rientrare” conferma Katie.
“Quello che portiamo in dote da questo viaggio è aver capito che non importa quante difficoltà la vita ti presenti, c’è sempre una via d’uscita. E la consapevolezza che nella vita non c’è nulla di più importante della famiglia e degli amici” il pensiero finale di Alberto e Katie.
(Fonte: Giovanni Negro © Qdpnews.it).
(Foto: Per concessione di Alberto e Katie).
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