Con il software di Design&Develop si potranno salvare le storiche scarpe dei campioni che si stanno “polverizzando” al Museo dello Scarpone

Innovazione e ricerca sono i punti di forza di Design&Develop, azienda della famiglia Franco con sede a Casella d’Asolo.

Il padre, Claudio Franco, ha festeggiato lo scorso anno i 30 anni di carriera: “Dopo 10 anni di lavoro con mio fratello nel 1990 – dice – ho deciso di mettermi in proprio. Nonostante la pandemia il settore dello sport ha comunque funzionato e abbiamo comunque lavorato molto. Il nome dell’azienda indica i servizi che offriamo a terzi di disegno e sviluppo del prodotto. Nel passato abbiamo fatto di tutto, anche caschetti per biciclette, ora ci stiamo concentrando esclusivamente sulla calzatura. Ho sempre creduto nell’innovazione, il primo Cad 3D l’ho acquistato nel 1995 quando ancora nessuno ci credeva, oggi delle nuove tecnologie non si può fare a meno ed essendo partiti per primi abbiamo maturato quella conoscenza che oggi ci permette di utilizzare al massimo le tecnologie nel mondo della calzatura”.

Il team di Design&Develop è molto giovane, da quest’anno l’azienda si è dotata anche di una propria linea di produzione di scarpe, prevalentemente sneakers, a tiratura limitata.

Piero Franco, figlio minore di Claudio, ha sviluppato proprio quelle conoscenze relative alle nuove tecnologie di cui si è dotata l’azienda. Grazie a uno scanner d’ultima generazione riesce a programmare la realizzazione dei prototipi che poi verranno presentati ai clienti: “Si tratta di una scansione topometrica – spiega Piero – di un oggetto che attraverso una nuvola di punti trasforma un oggetto reale in formato digitale a tre dimensioni. Una tecnologia che arriva dall’automotive ed è il massimo di ciò che è presente  sul mercato per la scannerizzazione digitale”.

Potendo contare su una collaborazione incrociata tra Fondazione Museo dello Scarpone, Design & Develop, Its Cosmo ed Accademia Creativi Montebelluna, si è dato il via alla trasposizione digitale di alcune fra le calzature custodite negli archivi museali di cui è parzialmente compromessa la materialità.

Una squadra di cinque studenti di Its Cosmo Sportsystem in stage presso il Museo metterà alla prova le proprie capacità grafiche e storiografiche per poter creare dei “gemelli digitali” di ampia fruizione.

Per ottenere questo si è partiti da alcune intuizioni del primogenito Alberto Franco, 34 anni.

Laureatosi a Padova in informatica e, dopo aver maturato una notevole esperienza in Germania per lavoro, è tornato in Italia, iniziando a lavorare nell’azienda del padre.

Dalle necessità di alcuni clienti è nato Jevero – spiega Alberto –, un software che, partendo dal design, offre tutte le informazioni necessarie per la produzione e l’industrializzazione del prodotto. L’anno scorso, durante il lockdown è nato invece Botcha, un’idea già di diversi anni fa che abbiamo deciso di concretizzare. Permette di fare degli sketch di calzatura, e non solo, direttamente in tre dimensioni, consentendo di fare meno prototipi”.

“Grazie anche al lavoro del nostro commerciale Leo Gobbato – prosegue Alberto –, alcuni studenti dell’Its Cosmo stanno ricostruendo in 3D alcune storiche scarpe che si sono deteriorate e che sono conservate nel Museo dello Scarpone, affinché ne resti una storia digitale”.

Claudio Franco è, insieme a Filippo Fiori, uno dei due consiglieri dell’associazione Sportsystem presieduta da Andrea Parisotto. Cosa si può fare per proteggere e sviluppare questa grande risorsa che è il Distretto della Calzatura sportiva montebellunese?

“Abbiamo sempre puntato sulla formazione – risponde Claudio Franco -, fin da quando sono stato coinvolto nello Sportsystem dall’ex presidente Patrizio Bof. Le aziende oggi si trovano a dover rimpiazzare, a sostituire le vecchie guardie che tra un po’ andranno in pensione. Senza giovani che continuano questa attività sarà anche difficile mantenere il know-how. Non solo, dopo la pandemia abbiamo scoperto che non basta più avere una vetrina fisica, molte aziende non sono attrezzate per quello che è l’e-commerce o il web marketing. Sono attività e figure professionali che non hanno e dobbiamo formare. Non sono necessarie solo per lo Sportsystem, ma per tutto il retail. Infine, manca la manodopera”.

“Noi diciamo sempre – conclude Claudio Franco -, se torna l’uno per cento della produzione dall’Asia non sapremo dove farle le scarpe. Le nostre aziende si trovano oberate di lavoro, abbiamo la fortuna di delocalizzare in Est Europa, ma comunque c’è bisogno di una forza specializzata nel territorio per fare i campionari, per fare lo sviluppo dei prodotti e per fare ancora quei prodotti del made in Italy che sono sempre più ricercati. Tanto più che oggi si parla di economia circolare e sostenibilità, produrre sul territorio è sicuramente la soluzione ideale e abbiamo bisogno di giovani che abbiano voglia di lavorare e di imparare questo mestiere”.

(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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