Hanno lasciato il camper alle cure degli amici trovati in Patagonia, prima di salire sul pullman per Buenos Aires dove hanno trovato alloggio in casa di amici.
Un viaggio estenuante di quasi duemila chilometri, una tappa di avvicinamento in attesa di poter salire su un aereo per arrivare finalmente a casa in Italia.
In dirittura d’arrivo l’avventura, trasformatasi in corso del viaggio in una vera e propria odissea, a causa del Coronavirus, quella del volpaghese Alberto Silvestrini e la compagna gallese, Katie Parson partiti da Londra lo scorso settembre alla volta del Sudamerica per una nuova ed elettrizzante esperienza di viaggio.
Da oltre tre mesi ostaggi delle autorità locali a causa dell’emergenza sanitaria in un villaggio della provincia di Santa Cruz, erano in attesa del pass da parte del Consolato per rientrare in Europa. Autorizzazione arrivata due giorni fa con la partenza per la capitale dell’Argentina, e sempre in attesa di un volo per l’Italia.
“Essere arrivati a Buenos Aires – è stata un’impresa – confessa Alberto dalla capitale argentina – siamo stanchi ma soddisfatti, adesso siamo impegnati con le linee aeree, probabilmente ci sarà un volo per Madrid per la metà di questo mese” il messaggio ottimistico di Alberto.
L’avventura di Alberto e Katie inizia dal Sudamerica dove sono atterrati da Londra lo scorso settembre mollando i rispettivi impegni lavorativi, un anno sabbatico, dopo nove anni di vita londinese.
Lui da programmatore di automazioni teatrali, lei come dirigente di uno studio di architettura, entrambi presi dalla comune passione per l’arrampicata. Argentina nella regione della Patagonia, e Cile le mete più ambite, per spingersi sino in Alaska.
Coinvolti con la rivolta popolare nella capitale cilena dove per tre settimane sono rimasti bloccati dalle guerriglie urbane, impossibilitati di continuare il loro viaggio a bordo del camper riconvertito da quella che era originariamente un autoambulanza.
Nel contempo arriva la notizia della malattia della mamma di lei, il rientro in Galles, quindi il ritorno a Santiago su insistenza della mamma nel continuare il viaggio. Una serie di avventure, splendide arrampicate nel mezzo del deserto patagonico.
Ma non hanno fatto i conti con il Coronavirus lo scorso 17 marzo, quando, arrivati nel piccolo villaggio nella provincia di Santa Cruz, ad un posto di blocco vengono informati della pandemia e della chiusura dei confini.
La notizia ben più grave arriva dalla scomparsa della mamma di Katie, impossibilitati a rientrare per la mancanza di voli per l’Europa. In quella zona i turisti vengono presi di mira invitati a tornare a casa loro.
Il governo argentino annuncia il più grande lockdown dei tempi moderni, la situazione meteorologica precipita, sta per arrivare l’inverno il camper è privo di riscaldamento, Alberto e Katie sono costantemente in contatto con il Consolato Italiano che, attraverso le autorità locali, ha finalmente permesso ai due viaggiatori di partire dalla Patagonia sul pullman diretto a Buenos Aires, da dove tra meno di due settimane Alberto e Katie potranno finalmente dimenticare parte della loro disavventura per continuare la vita insieme in Italia.
(Fonte: Giovanni Negro © Qdpnews.it).
(Foto: per concessione di Alberto e Katie).
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