“Scrivo per me stessa certamente. Ma anche per gli altri. Per coloro che vorranno leggermi. Per lasciare una traccia. Su cui riflettere. Magari per evitare gli errori che ho fatto nella vita. Lo faccio anche per liberare i miei mostri. Perché il cassetto dove erano riposti è pieno. Ed è ora di vuotarlo. Scrivo perché penso sia un bel modo di liberarsi. Scrivo semplicemente perché ho scoperto che mi piace”.
Le parole sono tratte dalla prefazione del libro “Dietro al mio sorriso”, di Isabella Bandi (la chiameremo così perché questo era l’unico nome che accettava e riconosceva per sé stessa).
Oggi Isa non c’è più, vittima di un sistema cieco, che non vede nella profondità degli esseri umani, dove l’uomo è lupo dell’uomo. Sordo per il timore della voce forte della comprensione, e “Non è mai facile ascoltare. A volte è più comodo comportarsi da sordi” come ha detto Papa Francesco.
“Dietro al mio sorriso” resterà il suo “testamento spirituale”. E, dietro al sorriso, c’è tanta sofferenza e non, come è stato scritto, la mente diabolica e criminale di una ragazza a cui piace divertirsi, solo tanta sofferenza subita negli anni più freschi della sua vita.
Una sofferenza che Isabella, nelle pagine del libro, descrive nei minimi dettagli, facendo nomi e cognomi, iconizzando quei mostri e quegli “orchi” che, attraverso la scrittura, è riuscita mettersi alle spalle.
Il suo scritto, quasi paradossalmente, è un inno alla vita, alla gioia di vivere. “Allora come è potuto accadere?” ci si domanda, la risposta la chiediamo al dottor Luigi Colusso, psicoterapeuta, che da anni si occupa di prevenzione ai suicidi, ispiratore di “Rimanere insieme”, gruppo presso l’associazione Advar di Treviso che opera all’hospice “Casa dei Gelsi”.
“In questi casi siamo un po’ tutti responsabili – afferma il dottor Colusso -, alcuni molto più di altri. Terminata la fase della riprovazione e dello sconcerto, occorre però fare qualcosa per evitare che accadano ancora episodi di questa natura”.
Sei anni fa è stato anche creato un Tavolo provinciale per la prevenzione dei gesti suicidali: “Il Tavolo provinciale non può non far sentire la sua voce, promuovendo una riflessione congiunta. Organizzando al più presto una tavola rotonda, un momento di riflessione, riunendo operatori della giustizia, media, ordini professionali, forze di polizia. Occorre maggiore sensibilità, anche nei confronti di chi può aver sbagliato e dietro a cui potrebbero esserci storie complicate. Penso anche a quelli che non si suicidano, ma hanno la vita rovinata”.
Nelle pagine scritte da Isabella insieme allo scrittore Carlo Brusadin emergono come un geyser le verità nascoste “dietro al sorriso”, le sue verità fatte di violenza fisica sul suo corpo da bambina, sulle molestie sessuali (verbali) subite da parte di chi credeva fosse lì a proteggerla, le violenze subite dalla persona che amava e che ha perso praticamente per sempre quando era poco più che adolescente.
Ma ci sono anche i suoi amori, le sue delusioni d’amore che però l’hanno sempre più rafforzata anziché renderla più fragile, proprio per il suo vissuto, proprio perché ha conosciuto prima l’odio che l’amore.
“Ho conosciuto a fondo Isabella, scrivendo con lei il suo libro – racconta commosso Carlo Brusadin -. Prima d’allora non la conoscevo, ma mi ha raccontato ogni particolare della sua vita. Era una persona speciale, solare, piena di gioia di vivere. Questo mi sorprendeva venendo a conoscenza della sua dura verità, di un’infanzia così complicata. Era una persona buona, disponibile e brillante in ogni cosa che faceva”.
E tutti coloro che l’hanno conosciuta da vicino la pensano così: non satanica, piuttosto un angelo che ha commesso un errore, perdonabile e riparabile. Molto bella, fuori e dentro.
Il suo libro, tirato in un numero di copie limitato, è destinato, quasi certamente, a restare patrimonio di pochi. Un libro che lascia un messaggio di speranza come la stessa Isabella sintetizza nella sovracopertina: “Nasco a Valdobbiadene nel 1983. La vita mi ha reso subito una combattente. Ma non è mai riuscita a spegnere il mio sorriso. Che ogni giorno mi accompagna in tutto quello che faccio”.
E invece quel sorriso si è spento per sempre sul suo volto, ma non nel cuore delle persone che le hanno voluto bene. Un sorriso che nascondeva la sua inesauribile ricerca della felicità, come recitano le ultime parole scritte da Isabella nella sua opera unica: “Ormai comincio veramente a essere convinta che nel mondo dei grandi purtroppo… Non ci possa essere felicità senza sofferenza. Beh. Tu lassù. Forse non te ne sei accorto perché siamo oltre sette miliardi. Ma onestamente. Io ho già dato. Quindi al termine di questa mia corsa… Fammi trovare la Felicità. Me la sono proprio meritata! Cosa dici?”.
Oggi, sabato 12 giugno, ci sarà l’ultimo saluto a Isabella alle 14.30 nella Chiesa di Ciano del Montello a Crocetta, paese di cui era originaria.
(Foto: web).
#Qdpnews.it