L’applicazione Deliveroo, noto servizio di consegna a domicilio ormai diffuso in tutte le più grandi città italiane e in ben 500 città del mondo, sbarca a Montebelluna: ne dà notizia lo stesso brand, che sta portando avanti in questo periodo una campagna di comunicazione locale e mirata nel territorio comunale e nei paesi vicini, specialmente sui social network, ovvero su quelle piattaforme che fin dall’inizio hanno determinato il successo di questi servizi.
Deliveroo, che era arrivato a Treviso nel 2018, si propone alle attività come tramite virtuale attraverso cui spedire all’utente, che ordina direttamente da casa, il pranzo o la cena, ma non solo: nel farlo, addebita ai clienti una commissione per ogni ordine. A Montebelluna, l’app ha annunciato di essere in cerca di rider locali da ingaggiare, che si spostino in bicicletta e portino le pietanze ancora calde da una parte all’altra della città.
Nato a Londra nel 2013, il brand compete con Glovo, JustEat, Foodora e altri simili per aggiudicarsi il titolo di food delivery più capillare d’Italia. Il “coraggio” per investire nelle città minori come Montebelluna è arrivato probabilmente dopo la pandemia: quando cioè la popolazione si è effettivamente abituata a ordinare e portare a casa non soltanto la pizza o il sushi, ma anche primo, secondo e dolce.
In alcuni Paesi quest’applicazione ha avuto talmente tanto successo che molti ristoranti hanno convertito il loro locale in un ristorante fantasma, ovvero pressoché privi di un locale fisico e quindi costi di gestione. Nel 2019 Deliveroo contava già 2.500 dipendenti e ben 60 mila rider (che è un modo più pop per dire fattorini) in tutto il mondo: secondo alcune fonti sul web, in Italia Deliveroo ha portato un indotto di 86 milioni di euro e circa 1700 posti di lavoro.
Proprio su quest’ultimo punto, però, la fiorente start up e poi colosso delle consegne a domicilio, ha ricevuto nel tempo una pioggia di critiche, che hanno contribuito a creare una certa macchia intorno al brand dei food delivery in generale: in passato si è parlato di contratti che non rispettano le condizioni minime d’impiego e che non prevedono una formazione sulla sicurezza dei rider, che trascorrono molte ore in bicicletta, tra le auto e i rischi della strada. Sono stati organizzati scioperi e proteste. È giusto dire che esistono al contempo storie di rider che, in sella alla loro bicicletta, si sono trovati a guadagnare piuttosto bene grazie alle costanti richieste dei clienti nella loro zona, ormai fidelizzati.
In ogni caso, sia per chi guarda con sospetto a questa novità che per chi invece considera ideale il fatto di ricevere direttamente a casa il cibo, è bene considerare l’idea di trattare con rispetto quei rider vestiti d’azzurro, che da qui a breve sfrecceranno in bicicletta avanti e indietro da Guarda a Busta e ritorno: rispetto che, stando alle loro testimonianze, non sempre viene loro concesso.
(Foto: Web).
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