Da lunedì 18 maggio 2020 i fedeli potranno tornare a seguire le messe in chiesa. Il Duomo di Montebelluna si sta preparando ad accogliere le persone e ad adeguarsi alle normative che sono state fissate dal protocollo firmato la settimana scorsa tra la Conferenza episcopale, il Comitato scientifico e il governo.
Il vicario di Montebelluna, monsignor Antonio Genovese, ha partecipato ieri, lunedì 11 maggio, a un incontro con il vescovo e gli altri vicari della Diocesi di Treviso, per prepararsi in modo coordinato a graduale ritorno alla normalità.
Don Antonio, fin dall’inizio del lockdown, ha continuato a celebrare le messe a “porte chiuse”, con collegamenti diretti in streaming: “In realtà – sottolinea don Antonio – la chiesa è sempre rimasta aperta, pur con tutte le regole, e le persone sono venute a pregare e a invocare il Signore anche perché la pandemia possa essere sconfitta. Dal 18 riprende la possibilità di celebrare l’Eucarestia, già dal 4 abbiamo cominciato a celebrare anche i funerali con la partecipazione massima di 15 persone”.
Il protocollo d’intesa prevede un numero massimo di persone autorizzate ad entrare in chiesa, numero che dovrà essere definito dal parroco in relazione alla superficie utile della chiesa stessa e a garanzia del mantenimento della distanza minima tra i fedeli (un metro in ogni direzione, che diventa un metro e mezzo nella fase di ingresso ed uscita dall’edificio).
Per poter assistere alle celebrazioni tutti i partecipanti saranno tenuti ad indossare guanti e mascherine di protezione, all’ingresso dovrà esserci il liquido igienizzante. Tutti i luoghi, compresa la sacrestia, dovranno essere igienizzati al termine di ogni funzione. Le acquesantiere dovranno essere vuote e non sarà consentito lo “scambio della pace”.
Per quanto riguarda la musica, può essere prevista la presenza di un musicista, ma senza il coro.
L’accesso alla chiesa non sarà consentito alle persone che manifesteranno sintomi influenzali o respiratori o in presenza di temperatura corporea pari o superiore a 37,5°C, requisito questo non agevolmente valutabile e controllabile. Laddove fosse possibile, sono consentite le celebrazioni all’aperto, per consentire anche alle chiese di piccole dimensioni di accogliere un maggior numero di fedeli.
“L’incontro con i vicari e con il vescovo – sottolinea il parroco montebellunese – è stato finalizzato proprio per organizzarci con intelligenza e sapienza in vista di questo appuntamento. Nelle chiese piuttosto grandi come questa la soluzione sarà più semplice. La situazione è più complicata nelle chiese più piccole, si pensa di usufruire anche degli spazi all’aperto, aumentando le messe per quanto è possibile. Vedremo domenica dopo domenica come poter fare”.
Domenica scorsa, durante lo streaming della messa della Quinta Domenica di Pasqua don Antonio Genovese ha ricordato nella sua omelia (oltre che la Festa della Mamma) il difficile momento che stiamo vivendo: “Famiglie provate da questa lunga permanenza in casa e che non è ancora finita. Dobbiamo ancora salvaguardare la sicurezza del nostro star bene – ha detto -. In questi giorni ho ricevuto via email tante lettere dei cresimandi che avrebbero dovuto ricevere la cresima il 25 e, oggi, avremmo dovuto fare le prime comunioni“.
“Tutto è rinviato – prosegue -. In queste lettere mi comunicavano non solo la gioia di essere stati anche in casa con i genitori, ma anche, soprattutto gli adolescenti, la necessità di uscire. Tutti sottolineavano il bisogno di vedere gli amici, di vivere l’incontro con l’altro”.
Il sacramento della Confermazione, la Cresima, è stato rinviato a data da destinarsi così come per il sacramento della Prima Comunione. Alcuni matrimoni sono stati rinviati al 2021. Dal 18 i funerali potranno essere celebrati anche con la partecipazione di un maggior numero di persone.
La messa online è stata senz’altro un’esperienza inedita per i sacerdoti: “Essendo qui da anni e sapendo che molte persone che frequentano la chiesa sono presenti sui social, sul web, ho proseguito a celebrare le messe online – dice don Antonio Genovese -. E’ stato difficile in questi due mesi non poter stare insieme, pregare, cantare, essere fisicamente presenti. Però spiritualmente lo eravamo anche in questo momento di incontro attraverso lo streaming o facebook. Era un momento bello, accolto, atteso dalle persone. Credo che celebrare l’Eucarestia, quindi il mistero della vita, dell’amore di Cristo, sia volto come ha detto il nostro vescovo, anche a garantire l’incolumità, la difesa della vita. Come l’Eucarestia ci ricorda che questa nostra vita ci è stata donata, anche noi dobbiamo stare attenti nel difenderla”.
(Fonte: Flavio Giuliano © Qdpnews.it).
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