Hill Montello? Meglio sostenere i negozi esistenti.
Unascom-Confcommercio della Provincia di Treviso è voluta intervenire sulla questione dell’insediamento del nuovo grande centro commerciale di 25mila metri quadrati che sarà realizzato vicino all’uscita della Pedemontana Veneta di Montebelluna.
La megastruttura, probabilmente la più grande del Veneto, ospiterà ben 160 attività commerciali di vario genere che, si prevede, attrarranno quasi due milioni di clienti l’anno.
“Sotto l’aspetto dell’offerta commerciale già esistente, – affermano da Unascom – la maggior parte rappresentata dai negozi di vicinato dei centri cittadini, appare più che scontato ed evidente l’impatto che tale colosso avrà su di essa”.
“Un’offerta che già da anni patisce una crisi cronicizzata, acuitasi drammaticamente con l’emergenza pandemica tutt’ora in corso. – precisano – Migliaia di piccoli imprenditori che rischiano di chiudere per sempre i propri esercizi di piccole e medie dimensioni, impoverendo così ulteriormente i centri cittadini“.
Una grande responsabilità, secondo Unascom, l’hanno avuta e l’hanno tuttora le amministrazioni comunali che, da quando il settore è stato liberalizzato alla fine del secolo scorso, hanno rilasciato licenze a pioggia, per garantirsi oneri di urbanizzazione e imposte sul patrimonio immobiliare di ipermercati e centri commerciali, a scapito del consumo irrazionale di suolo e della tradizionale rete del piccolo commercio di vicinato, da sempre risorsa al servizio delle nostre città, dei nostri centri abitati. Agevolando, di fatto, speculazioni immobiliari.
Nella provincia di Treviso la grande distribuzione è decisamente superiore alla media nazionale: ben 24 Comuni sono totali di grandi centri commerciali.
“Si tratta di un disequilibrio della distribuzione commerciale che porta a una cannibalizzazione intestina tra le diverse strutture di vendita, oggi i centri commerciali del nostro territorio sono tutti in sofferenza, con grave penalizzazione per i negozi di vicinato. – spiegano – E tra le vittime di tale situazione ci sono da un lato le famiglie dei lavoratori dei grandi marchi, oggetto di esuberi sempre più consistenti, e dall’altra le famiglie degli imprenditori e dei dipendenti di quei numerosi negozi che in questi anni hanno dovuto abbassare la serranda a causa della concorrenza delle megastrutture“.
“Per questo, – continuano – da tempo, affermiamo che, pur credendo nel pluralismo distributivo, oggi alla luce della forte saturazione del mercato e alla contrazione dei consumi a cui abbiamo assistito non ci sia spazio né bisogno di altri insediamenti commerciali”.
La proposta di Unascom-Confcommercio è quella di concentrarsi sulla rete distributiva esistente, promuovendo e stimolando i piccoli insediamenti commerciali e sostenendo i negozi già esistenti. Negozi di imprenditori che meritano una particolare attenzione: hanno famiglie, collaboratori e hanno investito con sacrifici e costi di esercizio nelle attività dando un valore aggiunto non solo economico, ma anche sociale.
E’ proprio partendo da questa considerazione, ed alla luce della crisi che sta crescendo ed investendo anche il modello dei centri commerciali artificiali, che Unascom – Confcommercio della Provincia di Treviso intende richiamare l’attenzione sulla necessità di intervenire per rilanciare i centri storici locali, per riportare “al centro del villaggio” il commercio.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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