Svelati i tesori artistici e i misteri della Villa Correr Pisani a Biadene di Montebelluna


Villa Correr Pisani, che sorge nella località di Biadene, è certamente il “gioiello” più prezioso di Montebelluna.
Recentemente restaurata con un importante impegno economico pubblico a seguito di un grave incendio divampato nell’aprile del 1991, la villa ospita oggi il Memoriale Veneto, museo realizzato e inaugurato in occasione dei 150 anni dalla fine della Prima Guerra Mondiale.

La villa risale al ’600, quando il diplomatico e procuratore di San Marco, Anzolo Correr, ne decise la realizzazione, e nel corso del tempo sarà arricchita da stupendi affreschi.

Le nozze tra Isabella Correr e Almorò Pisani vennero celebrate nell’annessa chiesetta di San Vittore e Santa Lucia, dove per l’occasione il giovane Giambattista Tiepolo dipinse “L’Assunta” che ancor oggi si può ammirare.

Il complesso, nel corso del Settecento, transitò per i Grimani e gli Erizzo; la proprietaria si unì ad un Maffei e nell’Ottocento questa famiglia aggiunse i corpi di fabbrica laterali, così da formare la struttura a H.

Ai Maffei si sostituì la famiglia Marchesi, che portò nella dimora di Preganziol un numero consistente di statue, cancelli e opere. Ad inizio Novecento i locali della villa assunsero una funzione legata all’accoglienza socio-umanitaria: il complesso venne infatti adibito per la Croce Rossa Veneziana, la Società umanitaria di Milano, l’asilo antimalarico, l’ospedale militare e l’orfanatrofio. Negli anni Trenta del secolo scorso la villa venne adibita a scuola; infine, dal 1980 è proprietà del Comune di Montebelluna e nel 2018 è stato concluso l’importante lavoro di restauro.

Il “piano nobile” della villa presenta affreschi di notevole pregio: “La stanza principale è stata decorata intorno al 1665 da Faustino Moretti” spiega Monica Celi, direttrice dei musei di Montebelluna.

Celebre artista bresciano, è vissuto a Venezia nel periodo della peste, e il particolare più curioso e pregiato anche dal punto di vista artistico che si trova nel soffitto è importante espressione del tempo che ha abitato: una vittoria alata scaccia una donna vestita di verde che simboleggia la peste e alcune macchie sui putti circostanti e sulla stessa vittoria alata che sembrerebbero imperfezioni, altro non sono che i bubboni della peste.

In un’altra stanza, che era completamente ricoperta da intonaco, dalle operazioni di restauro sono emersi affreschi che in un primo tempo sono stati attribuiti al periodo futurista. In realtà, proseguendo con i lavori, è affiorata la data “1732”, stravolgendo le stime iniziali.

Negli affreschi vengono raffigurate flora e fauna esotiche, per cui si ipotizza potesse trattarsi di una “Wunderkammer”, una stanza delle meraviglie che conteneva oggetti, suppellettili, animali imbalsamati e altro ancora provenienti dai viaggi in terre lontane e che i nobili, nel Settecento, amavano esibire ai propri ospiti.

È tuttora in corso, da parte dei ricercatori dell’Università di Padova, lo studio sui pigmenti per stabilire la datazione precisa degli affreschi per poterne svelare il mistero.

(Fonte: Flavio Giuliano © Qdpnews.it).
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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