Questa mattina, mercoledì 27 maggio, in Duomo a Montebelluna è stato reso l’ultimo omaggio al grande atleta e campione paralimpico Carlo Durante. Sul feretro, accompagnato dalla moglie Roberta, le figlie Chiara e Daniela e il genero Gabriele, una grande corona tricolore.
Il mondo sportivo, l’Italia e Montebelluna hanno perso un grande campione di sport e di vita. A salutarlo nella sua ultima gara tantissimi amici e compagni di sport, tra cui l’olimpionico Salvatore Bettiol.
A celebrare le esequie funebri il parroco di Guarda, quartiere dove risiedeva da una trentina d’anni, don Domenico Pellizzer: “Ha concluso l’ultima gara della sua vita per avere un posto nell’eternità – ha detto il sacerdote nella sua omelia, tracciando anche un profilo della sua vita -. Era nato a Volpago da famiglia contadina, fin da bambino ha manifestato il suo forte carattere che lo ha portato a superare ogni avversità. Neppure la malattia, manifestatasi quando aveva 30 anni, gli ha impedito di raggiungere traguardi straordinari nello sport. Da Milano dove si era trasferito è tornato in Veneto, prima a Castelfranco poi a Montebelluna. Un uomo molto presente con le figlie nonostante i suoi frequenti spostamenti in giro per il mondo. Onestà, rispetto e allegria, solo alcune delle sue virtù. Lo sport era la sua ragione di vita”.
Lo ha ricordato, a nome delle numerose guide che hanno accompagnato Carlo Durante nelle sue imprese sportive, Leonardo Di Turi: “Ci ha lasciati un campione che ha dato lustro a Montebelluna, vincendo di tutto.
Noi guide, anche oggi, abbiamo voluto indossare quel cordino che ci legava e che ha portato tutti noi a condividere tantissimi successi. Se n’è andato facendo sport, ciò che più gli piaceva e che lo ha accompagnato in tutta la sua esistenza”.
“Abbiamo trascorso tanto tempo insieme – ha detto con la voce rotta dal pianto Gastone Lion, la sua prima guida e quella che l’ha portato a vincere l’oro a Barcellona -. Attraverso il cordino che ci legava raggiungevamo una sincronia perfetta. Braccia e gambe, cuore e cervello, diventavamo una persona sola. Ero la tua guida, ma anche tu lo eri per me, mi mancherai tanto”.
“Facci ancora sorridere da lassù – ha detto invece Oscar Bubola, guida di Durante nel ciclismo -. Del Gs Olang Carlo è diventato subito una bandiera e lascerà un vuoto incolmabile”.
Una delle due figlie di Carlo Durante, Daniela, ha letto un ricordo a nome di tutta la famiglia: “Papà, ora starai certamente correndo tra le nuvole. Il destino ci ha allontanati troppo presto. Ci hai insegnato a essere tenaci nella vita per raggiungere traguardi ambiziosi. Sei stato la luce, il faro, per noi e per tutte le persone che ti hanno conosciuto. Fin da bambino correvi scalzo sul Montello, noi in punta di piedi cercheremo di proseguire nella strada della vita seguendo i tuoi preziosi insegnamenti”.
In chiesa molte autorità, civili e sportive, tra cui il sindaco Marzio Favero: “È stato un grande atleta perché prima di tutto è stato un grande uomo. Ha dimostrato che l’handicap non limita l’attività sportiva. È stato un grande testimonial dello sport paralimpico mondiale e dello spirito universale che esprime”.
(Fonte: Flavio Giuliano © Qdpnews.it).
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