“La giustizia mi ha strappato mia figlia, che vive ora a mille chilometri di distanza”: lo straziante racconto del padre, imprenditore di Montebelluna

La moglie porta via la figlia di 5 anni al padre e si trasferisce in Repubblica Ceca, a quasi mille chilometri di distanza. Giunta al suo paese natale (dove è nata anche la piccola che però è cresciuta in Italia) ne chiede l’affidamento al tribunale locale. Per due volte le viene respinto.

Tornata in Italia presenta la stessa istanza al Tribunale di Treviso e qui le viene accolta. Solo qualche giorno di felicità ancora per il papà e la bambina che, tra le lacrime, gli sarà strappata dalle braccia per essere riportata all’estero, in un Paese che non conosce e di cui non conosce la lingua. Il padre, disperato, ora sta combattendo battaglie legali per poter rivedere la figlia e poter stare con lei.

E’ una di quelle vicende strazianti e tristi in cui, come sempre accade, ad avere la peggio sono i bambini. Una storia che racconteremo senza nomi e descrizioni dettagliate per tutelare la minore.

E’ quanto sta accadendo a un imprenditore montebellunese di 38 anni e la sua storia accomuna molte più persone di quanto non si pensi. Lei, la moglie, ha quasi 37 anni e nella vita ha prevalentemente fatto la show girl, o spogliarellista che dir si voglia.

Lui la conosce in un night della zona, se ne innamora, la coinvolge in sue attività imprenditoriali togliendola a quel mondo. Vanno a vivere insieme, lei gli nasconde, inizialmente, di avere già un’altra figlia, di 11 anni. L’uomo non si fa alcun problema e le accoglie entrambe a casa sua.

Di lì a poco le nozze. La donna ha una prima gravidanza, ma perderà il feto anche a causa della vita un po’ troppo dissoluta, come constatato anche dal suo ginecologo. Nonostante tutto continua ad amarla, lei resta nuovamente incinta e nasce la bambina. Per qualche tempo le cose vanno bene tra i due, nonostante alcune “fughe” della donna in Repubblica Ceca.

Nell’estate dello scorso anno, però, il rapporto prende una svolta. La madre della donna raggiunge la figlia in Italia, stabilendosi in casa loro. Una mattina di fine luglio l’imprenditore montebellunese, svegliandosi, non trova più nessuno in casa. Nella notte moglie e suocera si sono prese la bambina e, sottraendo l’auto dell’uomo (tra l’altro indispensabile per il suo lavoro) e qualche centinaio d’euro che erano in casa, se ne sono tornate in Repubblica Ceca.

Da qui iniziano a scattare le reciproche denunce. L’uomo si reca dai carabinieri denunciando moglie per sottrazione di minore. L’abbandono del tetto coniugale viene definito dall’uomo “ingiustificato” e denuncia il “comportamento illecito, mendace e chiaramente calcolatore” della moglie.

Lei, invece, nella richiesta di affidamento presentata al tribunale della sua città ceca (una cittadina di oltre 50mila abitanti) lo raffigura come un uomo che “sotto l’effetto dell’alcol spesso rompeva oggetti”, cosa a cui lo stesso non ha creduto, anche perché non erano state portate prove a supporto di quanto venisse affermato.

Con me mia figlia era felice – ci racconta il padre in lacrime –, come potevo apparire a lei come uomo violento quando mi dormiva vicino, giocavamo insieme molto spesso anche perché lavorando sostanzialmente da casa me lo potevo permettere. La bimba mi adorava, l’accompagnavo tutti i giorni in un asilo privato gestito da religiosi che, unitamente poi agli assistenti sociali, mi confermavano che la bimba quando era qui in Italia era una bambina serena e che si integrava perfettamente con gli altri bambini”.

Poi, però, arriva la sentenza del tribunale di Treviso che concede l’affidamento alla madre che si riporta la piccola in Patria. Dall’agosto scorso il padre ha avuto pochissime occasioni per relazionarsi con la figlia, nonostante gli fosse consentito dalla sentenza del giudice. Poche telefonate e brevissimi incontri durante i suoi frequenti e costosi viaggi in Repubblica Ceca.

“Diverse volte sono arrivato sul posto, in date e orari concordati con la madre, senza poterla neppure vedere o costretto a incontrarla in una piccola stanza per brevissimo tempo – racconta l’imprenditore montebellunese -. L’ultimo viaggio poche settimane fa. Appuntamento concordato ma, suonando al campanello dove vivono ora, un quartiere popolare della città, non mi risponde nessuno“.

“Mi sono recato là accompagnato da un amico, dopo le minacce ricevute da alcuni suoi connazionali noti alla polizia locale per sfruttamento della prostituzione e traffico di stupefacenti. – prosegue – Alla fine sono stato costretto a lasciare i giochi e le cose che avevo portato per mia figlia davanti alla porta di casa (nella foto-ndr). In quei rari contatti telefonici che ho avuto con mia figlia, mi ha raccontato che lei e la sorellastra stanno prevalentemente con la nonna, in quanto la madre esce la sera e torna la mattina, segno evidente che è tornata a fare il vecchio lavoro”.

L’uomo ora sta preparando, assistito dall’avvocato Pasquale Fabio Crea del Foro di Treviso, un’istanza per separazione giudiziale per “grave violazione dei doveri nascenti dal matrimonio”, chiedendo anche l’affidamento della bambina e l’assegnazione della di lei abitazione familiare presso la sua residenza o, in subordine, l’affidamento congiunto con residenza prevalente presso il padre.

La bambina si trova dunque al centro di un contenzioso, fatto di reciproche accuse da parte dei genitori, spetterà ancora al tribunale decidere quale sia la strada più opportuna da percorrere per limitare il più possibile nuovi traumi per la minore che quest’anno dovrebbe iniziare ad andare a scuola.

Una decisione che arriva in una fase molto delicata per la crescita della bambina e perciò necessariamente dovrà essere presa con estrema attenzione, valutando minuziosamente i fatti e le situazioni descritti in decine e decine di fogli e atti giudiziari che ormai stanno caratterizzando questa vicenda.

(Foto: per gentile concessione di un lettore).
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