Chi frequenta la sera il centro di Montebelluna nel fine settimana conosce bene “Alì dei fiori“, un simpatico venditore di rose originario del Pakistan.
Non si esprime benissimo in italiano, ma questo non è un problema perché a parlare sono i suoi occhi e il suo sorriso contagioso.
La sera passa tra i tavoli dei bar e, sempre con grande cortesia, chiede alle coppie se vogliono acquistare una delle sue rose o altre diavolerie luminose che porta con sé.
Una presenza fissa durante gli eventi più importanti della città, come il Palio del Vecchio Mercato, Alì (chiamato amichevolmente “Rosario” da chi lo conosce meglio) è benvoluto da tanti montebellunesi che spesso si fermano a fare quattro chiacchiere con lui.
Diversi anni fa ha perso uno dei suoi figli e, per problemi economici, non è potuto tornare in Pakistan per partecipare al funerale.
Dopo la storia di Bruno Mottin, il clochard italo-belga che si era trovato da un momento all’altro senza un posto dove stare e al quale un privato ha trovato una roulotte, questa storia mostra nuovamente il volto amichevole e solidale di Montebelluna.
Capita spesso che qualcuno compri una rosa anche se non ne ha bisogno: un gesto di gentilezza nei confronti di Alì, che sembra arrivi in treno da Padova durante le sere dei fine settimana, per poi tornare verso casa la mattina presto restando in città tutta la notte.
La sua storia fa da contraltare a quella di un suo “collega” aggredito da una baby gang in piazza Santa Maria dei Battuti a Treviso nei giorni scorsi.
“A Montebelluna vogliamo bene ad Alì – commenta il sindaco Adalberto Bordin -. Non sono mai venuto a conoscenza di episodi negativi contro di lui o di insofferenza nei suoi confronti. È sempre garbato e gentile e non insiste mai con nessuno. A volte, se ne va lasciando qualche piccolo regalo alle persone. Spesso mi fermo a parlare con lui e, quando non ho tempo per farlo, ci salutiamo con un sorriso. Certamente ci piacerebbe che si guadagnasse da vivere in modo differente”.
“La speranza – continua – è che possa trovare un lavoro stabile e con più garanzie per lui e per la sua famiglia. È una persona che fa parte della comunità montebellunese a pieno titolo. Nelle sere dei fine settimana, quando non lo vedi, noti la sua assenza e ti preoccupi. È davvero una persona di cuore alla quale siamo affezionati”.
“La storia di Alì – conclude – dimostra che la nostra comunità è accogliente e inclusiva. Come dico sempre, fa più notizia un albero che viene abbattuto piuttosto che una foresta che cresce: per questo non siamo più abituati a dare evidenza a queste storie semplici che scaldano il cuore”.
(Autore: Andrea Berton)
(Foto: Andrea Berton)
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