Si erano voluti tanto bene in vita Gian Marco Gallina ed Emanuela Piran e hanno lasciato insieme questo mondo facendo ciò che più amavano: camminare in montagna.
E questa mattina, quando durante la Santa messa in loro suffragio nel duomo di Montebelluna è stato intonato il canto “Signore delle Cime” dal coro della parrocchia insieme a quello del Cai di Montebelluna con il gruppo Donne in Quota, è stato naturale pensare alla loro ultima “scalata” verso il Paradiso.
In chiesa c’erano i familiari, gli amici, i sindaci di Montebelluna e Bassano del Grappa, Adalberto Bordin ed Elena Pavan, e i rappresentanti di alcune associazioni cittadine per salutare per l’ultima volta i due giovani che hanno perso la vita nella tragedia della Marmolada dello scorso 3 luglio.
Avevano pregato tanto le due comunità che speravano di poter riabbracciare la giovane coppia che da un po’ di tempo viveva nel Comune di Asolo con tanti progetti e sogni per il loro futuro.
I funerali di Gian Marco ed Emanuela erano già stati celebrati in forma privata ma oggi non poteva mancare un momento comunitario per stringersi attorno ai familiari che stanno vivendo un momento di grande prova e di immenso dolore.
La messa di questa mattina è stata celebrata da monsignor Antonio Genovese, parroco di Montebelluna, accompagnato dall’abate di Bassano del Grappa, don Andrea Guglielmi, e dal parroco di Guarda, don Domenico Pellizzer.
“Tante parole sono state dette – ha affermato monsignor Genovese durante l’omelia -. È stata lunga l’attesa. Vogliamo pregare nel silenzio del nostro cuore per questi giovani che sono stati colpiti da questa immane tragedia. Ciò che avviene, anche se fatichiamo a capirlo, ha sempre un senso, un senso profondo. Non vedremo più i volti gioiosi e spensierati dei nostri cari, sarà difficile vivere questi giorni futuri senza Gian Marco ed Emanuela ma, chi ha il dono della fede, sa che ora vivono nel Signore, che ci sono ancora e li sentiamo vicini nello spirito”.
“Se ne sono andati insieme facendo quello che amavano – continua -: camminare e scalare contemplando la bellezza del creato. Chi ama la montagna e la fatica che si fa scalandola conosce anche la gioia e lo stupore nel vedere i panorami e nell’arrivare alla meta. Questo è il creato che ci è stato donato dal Signore che lo ha affidato a noi. I maltrattamenti dello stesso ci invitano ad un cambiamento nel cuore e negli stili di vita: la natura va coltivata e difesa mettendo al centro l’uomo che è chiamato a custodirla con amore e con passione perché non gli appartiene. È per lui e per tutti gli altri che verranno dopo di lui”.
“La morte improvvisa e tragica di Emanuela e Gian Marco ci ha colpito e addolorato – conclude -. Loro sognavano di vivere in mezzo alla natura, nella bellezza che non ha confronti. Prendo in prestito il suggerimento di mamma Roberta che ci dice: ‘La valanga che ha travolto questi giovani e gli altri amici sia una forza non più di morte ma di bene’. Il nostro compito è quello di non dimenticare troppo in fretta la tragedia e il dolore affinché diventino impegno per tutti al cambiamento e alla responsabilità”.
Non sono mancati un pensiero e un ringraziamento ai soccorritori della Marmolada, con la speranza di stimolare altre persone ad operare per il bene, e una riflessione sull’importanza di prendersi cura della casa comune: “Non c’è futuro – è stato detto durante la funzione religiosa – senza una conversione del cuore e dei comportamenti”.
Il sindaco Bordin, che ha partecipato alla messa di suffragio accompagnato dal Gonfalone listato a lutto, qualche giorno fa aveva firmato l’ordinanza di proclamazione del lutto cittadino per esprimere in modo solenne e concreto il dolore dell’intera comunità di Montebelluna per questa grave perdita e la vicinanza e il cordoglio alle famiglie dei due giovani.
Fuori dal duomo era parcheggiata una Ford Ranger di colore blu, sopra la quale sono stati messi due mazzi di fiori in memoria di Gian Marco ed Emanuela.
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