Bandiera italiana a mezz’asta davanti al municipio di Montebelluna. Oggi si celebra la Giornata Nazionale del Sacrificio del lavoro italiano istituita in occasione dell’anniversario della tragedia di Marcinelle avvenuta nella miniera di carbone Bois du Cazier in Belgio l’8 agosto del 1956.
Una tragedia che costò la vita a 262 minatori di cui 136 italiani (5 veneti di cui 3 trevigiani) e tra i quali anche il montebellunese Guerrino Casanova e Mario Piccin, di Codognè, decorati con medaglia d’oro al merito civile nel 2005.
Guerrino Casanova era nato il 29 agosto del 1923, aveva moglie e 2 figli, Mario Piccin, nato il 15 ottobre del 1919, lasciò moglie e 5 figli. Il terzo trevigiano vittima della tragedia di Marcinelle fu Giuseppe Polese, aveva appena 22 anni ed era nato a Cimadolmo, celibe.
La tragedia fu causata da un errore umano. Rimasero senza via di scampo, soffocati dall’ossido di carbonio e braccati dalle fiamme. Le operazioni di salvataggio andarono avanti per due settimane, fino a quando, il 23 agosto, uno dei soccorritori diede l’annuncio, in italiano: “Tutti cadaveri”.
Un minatore, Silvio di Luzio, nel 1996, testimoniò nel libro dal titolo “Per un sacco di carbone”: “Li abbiamo trovati tutti uno sull’altro – scrive -, morti per mancanza di ossigeno. (…) avevo il cuore che voleva scoppiare prima per la paura poi per il dolore. Si scendeva ma non si sapeva se si tornava su. (…) Mi ricordo di quel ragazzetto di quindici anni, che abbiamo trovato dietro una porta, morto abbracciato a un altro minatore, anche lui morto, Se lo trovavamo prima, chissà se si poteva salvare. E così per tanti altri. Il più grande dolore era di arrivare tardi”.
Dal 1946 al 1961 circa settantamila italiani partirono grazie al protocollo Italo Belga firmato il 23 giugno 1946 dal primo ministro italiano Alcide De Gasperi, con il corrispettivo belga, e che prevedeva l’invio di giovani sani e robusti (duemila alla settimana) destinati a lavorare nelle miniere per minimo un anno in cambio di carbone, comunque non gratuito.
Il viaggio per il Belgio avveniva molto spesso su lunghe tradotte e su carri bestiame, dopo estenuanti visite sanitarie. All’arrivo, agli italiani erano assegnati come alloggi le baracche e gli hangar dei campi di concentramento e il lavoro in miniera avveniva centinaia di metri sottoterra, tra alte temperature, sofferenze, lutti (20mila circa), ma soprattutto tra moltissime invalidità permanenti (15mila circa) dovute alla silicosi.
È in questo contesto che avvenne in Belgio “la madre di tutte le stragi”, una tragedia rispetto alla quale Montebelluna ha già dimostrato la propria sensibilità accogliendo tre anni fa nell’ex Pretura la mostra “Uomini in cambio di carbone. Storie di italiani nelle miniere del Belgio” promossa ed organizzata dalla sezione dei Trevisani nel Mondo di Montebelluna e con il patrocinio della Regione Veneto, del Comune di Montebelluna.
“È opportuno non sottacere – commenta il sindaco Marzio Favero – che la migrazione italiana in Belgio – che ebbe un costo in termini di vite umane notevole, sia per tragedie come Marcinelle, sia per gli effetti della silicosi – va letta nel contesto della Ceca, ovvero della nascita nel 1951 della Comunità europea del carbone e dell’acciaio. L’Italia, che aveva bisogno di materie prime, effettuò quello che venne poi chiamato “Accordo uomini-carbone” in un contesto ove le regole di sicurezza per i nostri lavoratori non erano garantite. Forse in parte le contraddizioni dell’Europa attuale sono ricondurre a tale genesi che non poteva che essere di natura incerta perché il patto veniva contratto tra nazioni che erano state in guerra tra loro in precedenza”.
“Se c’è una lezione da apprendere pensando anche alla nostra vittima di Marcinelle, Guerrino Casanova, e alle altri lavoratori che persero la vita perché costretti a condizioni di lavoro insalubri – conclude il primo cittadino – è che gli errori della politica li pagano sempre le persone umili. La bandiera a mezz’asta per ricordare la tragedia di Marcinelle e la sofferenza di molti migranti italiani in Belgio ci ammonisca sulle responsabilità che la politica dovrebbe avere oggi nei confronti del mercato del lavoro e dei movimenti migratori che interessano il nostro continente, rispetto ai quali ancora non ci sono risposte coerenti né sul piano economico né sul piano umano”.
(Fonte: Flavio Giuliano © Qdpnews.it).
(Foto: web – Qdpnews.it © Riproduzione riservata).
#Qdpnews.it