L’archivio del generale montebellunese Vincenzo Garioni è stato messo a disposizione del Memoriale Veneto. Si tratta di una documentazione importantissima, raccolta da un personaggio che è stato tra i principali protagonisti del colonialismo italiano in Libia, che ora sarà messa a disposizione di storici e studiosi e che potrebbe consentire di riscrivere una delle pagine più controverse della storia italiana.
Proprietario dell’archivio Garioni è Sergio Miotto che vive nella villa Querini Garioni, a Biadene, e che ha deciso di condividere questo suo patrimonio storico con la comunità e, soprattutto, con la storia.
“Ho acquisito queste documentazioni in modo casuale – ha raccontato Sergio Miotto nel corso di una videoconferenza organizzata dal Comune di Montebelluna per presentare la consegna al MeVe -. Stavo acquistando dei mobili antichi da un privato che mi mostrò un baule pieno di documenti e fotografie raccolte minuziosamente dal generale Garioni. Non esitai a entrarne in possesso. Ho intuito subito che si trattasse di materiale di grande rilevanza storica e lo metto con molto piacere a disposizione dei studiosi e storici, attraverso il Museo”.
“In casa conservo anche spade, oggetti e foto di grandi dimensioni – prosegue – che sarò disponibile a prestare nel caso venissero organizzate mostre sul generale Garioni. Ho anche alcuni scatoloni zeppi di documenti e fotografie del fratello Antonio, che fu assessore alla Sanità di Venezia a inizio Novecento, da cui si possono rilevare dati molto interessanti dal punto di vista storico”.
Artefice di tutto questo è stato senza dubbio lo storico montebellunese Lucio De Bortoli, che sarà il primo a visionare l’intero archivio, in attesa vengano coinvolti anche altri studiosi: “Un comune amico – spiega De Bortoli -, mi ha parlato di un signore che frequenta la sua stessa palestra che gli diceva di avere l’archivio personale del generale Garioni, figura che già conoscevo, attraverso un libro di Angelo del Boca, dove il suo nome compare decine di volte, e compare anche nella Treccani, ma di cui non si sapeva molto, nonostante fosse stato un personaggio di altissimo rilievo nella storia del colonialismo italiano”.
“Ho cercato Sergio Miotto e ho trovato subito cordialità e disponibilità. – racconta – Un’anteprima si è svolta nella chiesetta di Biadene, dove tuttavia la conferenza fu centrata soprattutto sulla sua missione in Cina, la poco conosciuta spedizione contro la ribellione dei Boxer del 1900, dove il nostro contingente partecipò al contingente internazionale inviato per reprimere la rivolta di alcune classi sociali cinesi volta a sganciarsi dal colonialismo straniero e dall’imperialismo”.
“Garioni – prosegue De Bortoli – a Montebelluna si è visto ben poco, essendo stato più che altro un cittadino del mondo. In Libia, dalle attuali documentazioni storiche, lui resta sotto traccia, a causa di un operato che non venne considerato sufficientemente energico o repressivo, cosa che sul piano etico-morale depone a suo favore. Con questo archivio si apre un capitolo che va indagato, incrociandolo con tutti gli studi fin qui effettuati sulla Libia”.
“Ora diventa ancora più importante acquisire anche l’archivio di Pietro Bertolini, montebellunese che fu un pezzo da novanta della politica di inizio ’900, più volte ministro e in predicato di succedere a Giolitti, non fosse scoppiata la guerra. – sottolinea – E soprattutto fu ministro per le Colonie. Sarebbe un terzo tassello di triangolazione, insieme all’archivio di Augusto Serena, per lo studio di personaggi vanto della città ma anche di assoluto valore per gli studi storiografici contemporanei. Confido nell’operato del neoeletto consigliere regionale Marzio Favero, affinché riesca a portare a Montebelluna questo grande patrimonio storico e culturale”.
Tra i numerosi incarichi del generale Garioni, anche quello di comandante del primo Corpo d’armata durante la Grande Guerra, Al comando di queste truppe diresse le operazioni che condussero al passaggio dell’Isonzo e alla conquista delle alture di Monfalcone. Comandò successivamente il II corpo d’armata e nel luglio del 1917 assunse il comando del corpo d’armata territoriale di Genova. Posto alle dipendenze del ministero delle Colonie, il 1° ag. 1918 fu nominato per la seconda volta governatore della Tripolitania e reggente il governo della Cirenaica.
Alla videoconferenza di presentazione hanno partecipato anche il sindaco Marzio Favero, il pro-sindaco Elzo Severin, l’assessore alla Cultura Debora Varaschin, la direttrice dei Musei e della Biblioteca Monica Celi e la conservatrice del MeVe, Irene Bolzon.
“Fu un protagonista dell’occupazione italiana – ha detto Favero – e non furono morbide le politiche coloniali, ma non è facile giudicare il passato con gli occhi di oggi. All’epoca venivano universalmente viste come azioni di civilizzazione, anche se fu dove i tedeschi anticiparono le azioni di sterminio. La sfida, per gli storici, sarà interpretare un uomo che rappresentava il suo tempo, un’operazione che merita grande attenzione. Il MeVe toccherà altre corde sensibili di questo Paese, una storia con forti riflessi sull’attualità”.
Irene Bolzon ha spiegato come il materiale consegnato al MeVe contenga documenti ufficiali, corrispondenza privata e carteggi anche con Pietro Bertolini, documentazioni fotografiche sulla Tripolitania e sulla Cina, un’accurata rassegna stampa d’epoca. Il materiale sarà subito inventariato e messo a disposizione di De Bortoli e altri studiosi.
Successivamente sarà effettuato un inventario analitico per essere messo a disposizione della consultazione anche pubblica, di mostre e conferenze.
(Fonte: Flavio Giuliano © Qdpnews.it).
(Foto: Memoriale Veneto).
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