Nella casa di riposo Umberto I, all’età di 86 anni si è spento Luigi Bolzan, con lui se ne va un pezzo di storia di Montebelluna. Ai primi del dicembre scorso era stato ricoverato all’ospedale di Montebelluna, poi una caduta gli è stata fatale, ed è rimasto immobilizzato prima in ospedale poi nella casa di riposo.
Era nato il 21 giugno del 1934 a San Gaetano, undicesimo di 13 fratelli. Fin da bambino la vita militare, il sacrificio per la difesa della Patria, ha fatto parte della sua esistenza, dai racconti del padre e dei fratelli che l’avevano servita.
Il padre Gio-Battista, classe 1889, fu arruolato nel 1909 nel secondo Reggimento artiglieria da campagna e fu richiamato alle armi in seguito alla dichiarazione di guerra, dopo la disfatta di Caporetto fu inviato in Francia con tutta la sua compagnia, per punizione, a combattere i tedeschi sulla Marna.
Luigi, nella sua casa in corso Mazzini, ha conservato fino a oggi tutti questi ricordi: da qui la sua passione per le cose di una volta. Chiunque, passando in corso Mazzini, avrà notato una vetrina di un negozietto perennemente chiuso, in cui sono esposti vecchi dischi, fumetti e diversi oggetti d’antiquariato.
Di quel negozietto, sotto la sua abitazione, Luigi non si è mai voluto disfare. Rappresentava per lui il ricordo della moglie Antonietta Celotto: quella era infatti la vetrina del negozio di fiori che la moglie ha gestito per tanti anni insieme alla sorella Ida.
Luigi Bolzan aveva fatto il militare negli alpini: partito di leva il 2 marzo del 1956 fece il Car a Montorio Veronese, assegnato al reparto artiglieri e trasferito in sede stabile a Feltre, nella caserma “Zanotelli”, assegnato al Gruppo Agordo, Cadore alpini e artiglieri.
Aveva studiato da elettricista e fu quindi assegnato come radiotelegrafista. Fece anche un corso di specialista al tiro (con radio R 300), a Belluno: “Con carta topografica orientata a polo magnetico e polo geografico – raccontava Luigi -, in base alla carta e al punto della piazzola di tiro, ci davano le coordinate e dovevo misurare la distanza per sparare con un mortaio 107”: l’artiglieria era nel sua Dna.
La famiglia Bolzan di Montebelluna rappresenta infatti una delle più vivide immagini dell’appartenenza all’Arma di Artiglieria. Due generazioni per cinque artiglieri; un caduto durante la Prima Guerra e uno ferito gravemente nella Seconda Guerra.
Il papà Gio-Battista e il fratello Anselmo Antonio (morto in un ospedale da campo per le ferite riportate in combattimento sul monte Rombon, oggi in Slovenia) , poi i figli di Gio-Battista: Antonio (medaglia al Valor Militare), Anselmo (uno dei pochissimi sopravvissuti alla tragica ritirata nella campagna di Russia, dove persero la vita 72 montebellunesi), Giuseppe e Luigi. Un altro fratello di Luigi, Antonio, perse una mano destra combattendo sul fronte greco-albanese.
Lo ricorda Natale Bolzan, il fratello più giovane che vive a Castelfranco e che oggi ha 83 anni: “Luigi era stato uno dei pochi a finire in cinque anni le scuole elementari, perché, durante la guerra, le scuole del capoluogo erano occupate dai nazisti ed erano state sparse in alcune frazioni, come proprio San Gaetano, dove abitavamo, Sant’Andrea e Busta. Aveva poi frequentato i primi due anni delle scuole professionali a Montebelluna, che si trovavano nelle ex prigioni poi diventate la vecchia biblioteca. Gli ultimi due anni li ha fatti all’istituto Felissent di Treviso, dove si è diplomato elettricista, nel 1954″.
“Si specializzò in impianti industriali, quindi andava a fare riparazioni e manutenzione nella tante fabbriche della zona, prima lavorando in una ditta di impianti elettrici poi in proprio. Conobbe l’amore della sua vita, Antonietta, e le restò vicino sempre anche quando lei si ammalò e fu prima ricoverata a Castelfranco poi nella casa di riposo di Crocetta. Andava a trovarla ogni giorno, anche quando lei non era più capace di intendere. Luigi, prima di morire, si è raccomandato con i parenti di prendersi cura dell’orto e del pollaio, sua grande passione fin da bambino”.
(Fonte: Flavio Giuliano © Qdpnews.it).
(Foto: Per gentile concessione famiglia Bolzan).
#Qdpnews.it