Renato Palumbo sul podio del Concerto per i 1600 anni di Venezia in diretta tv. “Giro il mondo, ma la mia vera casa è solo Montebelluna”

Il direttore d’orchestra montebellunese Renato Palumbo ritorna sul podio del Gran Teatro La Fenice di Venezia, per dirigere il Concerto dei 1600 anni di fondazione della città di Venezia.

La data dello straordinario compleanno è quella del 25 marzo. Sono trascorsi 1600 anni dalla nascita della città di Venezia, che ha attraversato i secoli da assoluta prima donna.

Giovedì 25 marzo, dalle 18.30, Rai 2  trasmetterà l’evento musicale, scandito da brani di musica lirica, mentre sul video scorreranno quadri evocativi della storia della città realizzati per l’occasione.

C’è molto talento trevigiano in questo concerto celebrativo: il maestro Renato Palumbo, che a Montebelluna è nato nel 1963 e ancora ci vive quando non è impegnato nei teatri di tutto il mondo; Francesca Dotto, uno dei più promettenti giovani soprani della scena attuale, è originaria di Treviso, così come il tenore Fabio Sartori (classe 1970), già apprezzato interprete verdiano alla Scala di Milano.

Nell’orchestra dello storico teatro veneziano, inoltre, figura il violinista trevigiano Giorgio Pavan. I 1600 anni di Venezia saranno festeggiati con l’esecuzione di pagine liriche di Giuseppe Verdi, Jacques Offenbach e Giacomo Puccini.

Renato Palumbo, dopo l’impegno veneziano, lascerà la sua casa di Montebelluna (in cui risiede con la moglie Paola e i figli Riccardo e Leonora, studenti universitari) per andare oltre Oceano,  in Australia, uno dei pochissimi paesi dove si stanno programmando stagioni liriche, poichè i contagi da Covid-19 sono azzerati. Nell’attesa di ripartire,  festeggia con la grande lirica il compleanno della Serenissima.

Maestro Palumbo, cosa prova per  il suo ritorno sul podio veneziano?

“Tornare alla Fenice è una grande gioia, l’atmosfera è molto bella. La città è speciale così come lo è il suo teatro. Io credo che un teatro sia la fotocopia della città che lo ospita. Sono contento di esserci tornato e che la Fenice mi abbia invitato a dirigere, l’ultima volta è stato tre anni fa per un concerto commemorativo”.

Lei, che è continuamente in viaggio invitato in ogni parte del mondo, come sta vivendo questa drammatica pandemia, che tanto colpisce la musica e gli spettacoli?

“Il 25 febbraio 2020 ero già a Buenos Aires, per inaugurare la stagione lirica del Teatro Colon, quando in Italia stavano scoppiando i primi focolai del Covid-19. Ricordo che all’estero il nostro paese era segnalato come un untore del virus. Poi il contagio è arrivato anche in Argentina. Abbiamo fatto le prove e la recita generale, ma dopo tre giorni la prima è stata annullata. Si contavano i primi contagi e un fortissimo allarme. Mi sono accorto cosa voleva dire lock down quando, il 13 marzo , sono rientrato in Italia e ci siamo ritrovati in aeroporto circondati dalla polizia, che controllava la nostra provenienza. Per quanto riguarda la paralisi dei concerti dal vivo, credo che difficilmente, oggi come oggi, qualcuno possa dire con certezza quando si potrà tornare a fare eventi in tutta sicurezza alla presenza del pubblico. Per l’evento della Fenice ci siamo sottoposti tutti al test dei tamponi ogni tre giorni, abbiamo seguito tutte le regole contro il contagio. Ma anche così si sente che non si lavora in piena tranquilltà. Soprattutto, è molto triste non poter avere le relazioni sociali di prima, all’interno del teatro. Penso che sarà una cosa lunga, il vaccino non risolverà subito il problema”.

Tra qualche giorno volerà di nuovo in Australia per dirigere due opere  di Verdi.

“Devo dirigere “Ernani” a Melbourne e “Attila” a Sidney. Sono stato nei mesi scorsi in Australia. So già che dovrò fare una quarantena rigidissima. I militari ti vengono a prendere all’aeroporto e ti tengono chiuso 14 giorni in una stanza, in un centro gestito dall’esercito. Lasciano i pasti fuori dalla porta e due volte al giorno si riceve la chiamata dello psicologio per vedere come va. Per fortuna il teatro mi dà un pianoforte elettrico e ho modo di suonare e pensare a me stesso. Dopo avere fatto tre tamponi molecolari negativi si può lasciare la quarantena  con un certificato di negatività. Poi, però, per entrare nei negozi, bar e ristoranti bisogna registrarsi con un codice QR dal telefonino. In Australia si è tutti tracciati. Ma è solo con queste quarantene molto severe che sono riusciti ad evitare la diffusione dei contagi”.

Nonostante una vita da giramondo, Montebelluna è sempre il suo punto fisso.

“Certo, la mia casa è qui. Faccio molta fatica a andare via. Qui si sta bene, amo questo paese e la sua gente, ed è anche bello poter parlare in dialetto”.

Cosa può prevedere ora, per le sue attività musicali future?

“Se dovessero riaprire i teatri italiani, dopo settembre ho in programma l’inaugurazione della stagione lirica del Petruzzelli di Bari. Però  tutto può saltare da un momento all’altro. Non dipende da noi, ma dall’andamento della pandemia. Inutile dare false speranze quando nessuno sa quando finirà. Speriamo che la campagna vaccinale funzioni bene e che continui. Io non sono ancora stato chiamato. Lo avessi fatto adesso il vaccino, non avrei potuto fare la seconda dose perchè torno in Italia tra tre mesi, a metà luglio. In Australia non lo avrebbero neanche riconosciuto.  Loro cominciano ora a somministrare i vaccini, sono quelli di Astrazeneca, perchè imitano tutto quello che fanno gli inglesi. Dicono che entro agosto avranno vaccinato tutti i 25 milioni di australiani.  Si vedrò quale realtà ci sarà dopo i vaccini. Contagi e mortalità caleranno, però credo che ci vorrà ancora tempo per ripartire in pieno, dal punto di vista sociale, economico e musicale”.

(Foto: Web).
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