Ruggero Priarollo, il ricordo del figlio Christian dopo il tragico incidente: “Ora come faremo?”

Il figlio Christian mostra una foto dei suoi genitori dal suo cellulare

Mi mancherà così tanto giocare a carte con lui” mormora Christian, l’unico figlio di Ruggero Priarollo, nell’appartamento di via Monte Forcella, dove abitavano assieme. L’ultima volta non l’ha nemmeno visto o salutato, l’ha soltanto sentito uscire di casa, chiudendo la porta: poi nel pomeriggio è venuto a sapere da un’amica che non sarebbe più tornato.

Gli infermieri e il medico del Suem 118 hanno tentato di tutto per salvarlo, dopo averlo estratto da quel furgone sfasciato in via Bassanese, nel quale si trovava assieme a uno dei suoi amici più grandi, Piero Gallina, già morto sul colpo. Ruggero, nonno di una nipotina di quattro anni, non ce l’ha fatta ed è spirato lì, sulla strada che da Montebelluna porta a Caerano, il suo paese d’origine.

Maggiore di sette fratelli (di cui cinque ancora in vita), Ruggero era nato a Caerano e vi era rimasto finché non aveva conosciuto Mariarosa Da Rù, sua moglie. Negli anni, poi, i coniugi decisero di divorziare, allontanandosi anche geograficamente, ma Ruggero riaccolse Mariarosa in casa nel 2015 non appena lei si trovò ad affrontare il cancro.

La storia di questo atto d’amore così spontaneo e generoso fu trascritta anche nelle cronache dell’epoca, ma la malattia era troppo grave per concedere alla famiglia un lieto fine. Mariarosa morì nel 2022 e, da quel momento, stando alla testimonianza di suo figlio, la vita di Ruggero divenne più difficile.

Priarollo viene descritto da Christian come un uomo all’antica, dotato dei classici valori del veneto, un grande lavoratore, “instancabile anche con la febbre addosso”. Fin da giovane aveva sempre lavorato nei dintorni, nel montebellunese, fino ad affinarsi come un abilissimo muratore. Lavorava spesso con il fratello e, più recentemente, era andato in pensione, continuando a rimanere attivo.

“A dire la verità, io e lui eravamo cane e gatto, non andavamo quasi mai d’accordo – spiega Christian, tenendo tra le braccia la figliola e al fianco la sua compagna, – Era orgoglioso e comandava da vero capofamiglia, però in realtà era un pezzo di pane ed era sempre generoso. Nel poco tempo libero che aveva giocavamo a scopa, qualche volta era andato in bicicletta, ma non riusciva più a fare tanti sforzi a causa del diabete e dei vari dolori di cui soffriva”.

Ruggero e Piero erano amici da una vita: “Andava alla sua falegnameria ogni giorno a chiacchierare e scherzare con lui. Anche perché era il riferimento in paese, il falegname di fiducia sempre pronto ad aiutare gli altri. Per fare un esempio, Piero ha aiutato anche me”.

Anche a sentire i vicini, lo “stampo” dell’uomo gentile a cui piaceva fare più che chiacchierare, era lo stesso anche per Ruggero: “Mancherà. Tanto. Anche solo mandarlo a quel paese ogni tanto per le sue ostinazioni e per quando discutevamo di cosa fare o non fare, di cosa comprare o non comprare. Mi ricordo quando mi ha insegnato a fare la malta e quando ho guidato quella gru, con cui poi ho fatto anche un po’ di danni. E mi ha sempre dato una mano, anche economicamente. Non so davvero, da adesso, come faremo”.

(Foto: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata). 
#Qdpnews.it

Total
0
Shares
Articoli correlati