“In ricordo di Flavio Bacchiega. Dedito e appassionato consigliere comunale al servizio della comunità montebellunese dal 1993 al 20 ottobre 2015 (data della sua morte). I tuoi cari, l’amministrazione comunale”: queste le parole scelte per la targa scoperta questa mattina all’ingresso degli Orti Urbani in via dei Soster a Montebelluna.
Alla cerimonia sono intervenuti Marina Malosso, vedova del consigliere Bacchiega, il sindaco Adalberto Bordin, il consigliere regionale ed ex primo cittadino di Montebelluna Marzio Favero, e l’ex consigliere comunale Benedetto Pinto, amico di Bacchiega.
Presenti diversi assessori e consiglieri comunali, del presente e del passato, oltre ai rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri, della Polizia locale, della Protezione civile e del mondo delle associazioni di Montebelluna.
Bacchiega era stato uno dei fautori degli Orti Urbani di Montebelluna, inaugurati a pochi mesi dalla sua prematura scomparsa.
L’ex consigliere comunale si era speso molto affinché la comunità montebellunese potesse avere un’area da destinare a chi non ha la possibilità di coltivare un orto poiché abita in un appartamento.
Assieme all’Ufficio Ecologia erano state avviate le procedure ed era stato messo a punto il bando per l’assegnazione degli orti.
Attualmente tutti i 52 orti sono assegnati e c’è una lista di attesa di persone che stanno attendendo di poter subentrare nella gestione di un proprio spazio.
Negli orti non si coltivano solamente dei vegetali, perché questo spazio verde a due passi dal centro è un vero e proprio “laboratorio interculturale”, dove persone di diversa provenienza lavorano fianco a fianco sperimentando anche rapporti di amicizia.
La moglie di Bacchiega, accompagnata dai familiari, ha detto che suo marito è stato “uomo dalla spiccata creatività, capace di sfornare continue idee con l’intento di dare servizi utili alla comunità e alla città dove era nato e cresciuto”.
“La partecipazione di oggi davanti agli Orti Urbani – ha affermato il sindaco Bordin – è il segno che Flavio ha seminato bene. Lui era cittadino tra i cittadini. Qualsiasi problema della città diventava un suo problema nel senso che lo affrontava in maniera assolutamente non superficiale, travalicando ideologie e simpatie. La presenza di così tante persone del mondo civile, della scuola e di ex consiglieri di qualsiasi appartenenza dimostra quanto questa sua qualità fosse apprezzata”.
“Bacchiega ci teneva tantissimo a questo spazio – ha aggiunto il consigliere regionale Favero -, perché ne intravvedeva il valore sotto due dimensioni. Il fatto che coltivare la terra significa accettarne la dimensione ciclica, non solo quindi una forma per integrare il reddito familiare perché si produce un po’ di verdura, ma anche un modo per apprezzare il cambio delle stagioni e quello che la ciclicità porta con sé. La seconda dimensione è quella sociale perché frequentare gli orti urbani consente di incrociarsi, di fermarsi, scambiare due parole e tessere le fila della comunità”.
L’eredità lasciata da Bacchiega è stata raccolta da Luigino Giotto, che si occupa a titolo volontario degli orti in coordinamento con l’Ufficio Ecologia.
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