Il montebellunese di Busta, Marco Piovesan (nella foto), da due anni presidente della Sezione Ana di Treviso, annuncia grandi iniziative per celebrare, nel corso del prossimo anno, il centenario dell’associazione.
La Sezione Alpini di Treviso è la più grande della provincia, comprendendo 89 gruppi in 56 comuni, con 10870 iscritti tra alpini e aggregati. Copre trequarti del Trevigiano. Ci sono poi le sezioni minori di Conegliano, Vittorio Veneto e Valdobbiadene.
“In vista dell’8 di ottobre del 2021, Covid permettendo, stiamo allestendo un bel programma – annuncia Marco Piovesan, da marzo 2018 eletto presidente a Treviso -. Una manifestazione che toccherà diversi paesi. A cominciare da Arcade con il premio letterario “Parole attorno al fuoco”.
A Castelfranco ci sarà una due giorni di protezione civili. A Oderzo si esibiranno i nostri sette Cori alpini, a Montebelluna sarà presentato un libro sul centenario della Sezione di Treviso che vanta 5 Medaglie d’Oro.
A metà ottobre, a Treviso, arriverà una staffetta che partirà da Cima Grappa, per passare da Fagarè, al più piccolo Ossario d’Italia a Santa Lucia di Biadene, Nervesa della Battaglia, Bosco delle Penne Mozze e conclusione in piazza Vittoria, nel capoluogo.
Verrà quindi scoperta una targa in piazza Borsa, esattamente dove un tempo si trovava la Locanda Stella D’Oro, dove è nata la Sezione di Treviso per opera anche di due montebellunesi, Guido Bergamo e Augusto Serena, che sono stati tra i sette fondatori. Il giorno successivo si terrà la sfilata per cui ho richiesto la presenza del labaro nazionale e ho invitato tutte le sezioni e i gruppi del Triveneto.
I gruppi degli Alpini rappresentano ancora oggi un punto di riferimento per le comunità locali: “La sola sezione di Treviso – illustra Marco Piovesan – ha 470 iscritti che sono addestrati alla protezione civile. Sotto il Montello ci sono piccoli gruppi ma estremamente attivi e molto radicati sul territorio. Collaboriamo con le amministrazioni comunali per alcuni servizi necessari al Comune, come la pulizia e la manutenzione dei parchi o il servizio di controllo durante le manifestazioni. Dall’inizio dell’emergenza Covid al mese di luglio sono state oltre 4800 le giornate di lavoro dei nostri alpini messe al servizio delle comunità“.
La fine del servizio di leva obbligatorio ha messo in crisi molte associazioni d’arma: “Anche noi ne stiamo risentendo, gli alpini sono sempre più anziani – spiega il presidente che invece ha soltanto 45 anni -. Le porte sono aperte per chi vuole contribuire e partecipare anche se non è mai stato alpino, è sufficiente condividere questo nostro stesso senso di comunità. Fortunatamente gli aggregati iniziano ad aumentare di numero. La presidenza nazionale ha l’obiettivo di creare un servizio ausiliario”.
I gruppi di protezione civile dell’Ana sono nati dopo il terremoto del Friuli del 1976, quando gli alpini sono andati in soccorso alle popolazioni: “Oggi siamo in contatto diretto con la Protezione civile – dice orgogliosamente il presidente Piovesan -, gli unici ad avere una linea diretta con il ministero. Sono 12mila gli alpini addestrati alla protezione civile e porteremo sempre più la nostra esperienza nella gestione di calamità naturali ai militari professionisti“.
(Fonte: Flavio Giuliano © Qdpnews.it).
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