“Sono Sinti ma non sono una brutta persona”, la storia di Cari e i pregiudizi sul mondo dei nomadi: “C’è chi ha sbagliato ma non generalizziamo”

Cari, 19enne di origine Sinti
Cari, 19enne di origine Sinti

Non è difficile incontrare Cari, 19enne di origine Sinti, passeggiando per le strade di Montebelluna.

Diversi giovani della città lo conoscono bene, ma anche gli adulti hanno presente il suo viso simpatico e la sua grande propensione al dialogo.

Cari parla perfettamente la lingua dei Sinti ma, quando si esprime in italiano, lo fa con la tipica cadenza veneta, visto che vive da sempre in provincia di Treviso.

Nel suo caso è sbagliato parlare di “integrazione”, considerando che l’Italia è il Paese dove è nato e cresciuto, ma in alcuni momenti della sua vita le sue origini gli hanno creato dei problemi.

Inevitabili i commenti negli anni della scuola, quando qualche compagno di classe lo ha apostrofato con il vocabolo “zingaro”; ora che è un giovane adulto a volte capita che i pregiudizi sul mondo Sinti condizionino il suo ingresso nel mondo del lavoro e qualche relazione sociale.

“L’origine del nome Sinti – racconta Cari – la troviamo nella parola indo-persiana Sindh, che indica la regione nella Valle dell’Indo e lo stesso fiume Indo (Sindhu), nell’attuale stato del Pakistan e nell’India nord-occidentale. In Francia siamo chiamati Manouches o Manus mentre in Spagna Caminadores/Gitanos. Anche se molti italiani ci confondono con loro, siamo diversi dai Rom, che fanno parte di un’altra etnia”.

“Alcuni secoli fa – continua -, la maggior parte degli indiani nomadi che vivevano nell’area della regione di cui ho appena parlato si sono spostati in Europa. Nell’est Europa ci sono i Rom mentre in Italia, Spagna, Germania e Francia abbiamo i Sinti. Mio nonno dalla parte di mia mamma viveva in Germania e, quando è scoppiata la Seconda guerra mondiale, i tedeschi sono entrati in casa sua e hanno fucilato la sua famiglia. Lui è riuscito a scappare in Svizzera ed è rimasto fino alla fine del conflitto. Poi è sceso in Trentino, dove ha conosciuto mia nonna, e alla fine si è spostato in Veneto”.

La famiglia di Cari è molto conosciuta a Montebelluna, ma in passato non sono mancate le occasioni in cui alcune persone hanno pensato subito a furti o rapine sentendo che si trattava di nomadi.

“Questo a volte mi ha fatto sorridere – prosegue -, perché non siamo tutti uguali. Certamente qualcuno ha sbagliato, ed è giusto che abbia pagato, ma non è corretto generalizzare. A scuola mi sono sentito dire: ‘puzzi, sei uno zingaro, perché parli quella lingua?’. Capitava che i compagni non mi invitassero alle feste di compleanno ed ero l’unico che veniva escluso. In quei momenti la mia famiglia mi ha sempre sostenuto, insegnandomi che tutti siamo uguali e possiamo vivere in armonia. La mamma mi diceva di ignorare queste persone e io sono andato avanti”.

I giovani di oggi hanno una mentalità aperta – aggiunge Cari -, visto che in Italia ci sono molti stranieri. In loro non vedo quel razzismo e quei pregiudizi che caratterizzano una parte delle generazioni precedenti. Una volta sono andato a casa di un’amica e ho sentito suo nonno parlare male in mia presenza del popolo Sinti, dei marocchini e dei neri. Mi è anche capitato di vedere qualcuno che, in mia presenza, si toccava i pantaloni per sentire se c’era ancora il portafoglio. C’è chi, anche nella mia zona, attacca i nomadi perché girano con i ‘macchinoni’. Posso dire che conosco tanti ragazzi, che abitano nei campi Rom della zona, che hanno il loro lavoro e vivono onestamente”.

“Io abito in una casa con giardino – prosegue -. Molti Sinti fanno i giostrai e si spostano con le roulotte, ma non per tutti è così. A Montebelluna mi rispettano,perché conoscono bene la mia famiglia, ma fuori da qui a volte mi sento giudicato. Spesso vengo discriminato quando telefono ai miei familiari e la gente sente che parlo la lingua Sinti. Naturalmente ho avuto dei problemi anche con le famiglie delle mie prime ‘fidanzatine’, perché i pregiudizi sono ancora un grande ostacolo per noi”.

“Senza voler insegnare nulla a nessuno – conclude -, e consapevole che alcuni rappresentanti della nostra etnia si sono macchiati di crimini, consiglio agli italiani di non giudicarci a priori ma di darci una vera possibilità. Questo Paese sta facendo dei passi da gigante nel campo dell’integrazione e io sono molto fiducioso rispetto alle nuove generazioni, che potranno cambiare in meglio questa società. Guardate sempre l’individuo che avete davanti e non la sua origine. Io sono Sinti ma non sono una brutta persona”.

(Foto: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
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