Grande presenza di pubblico al quarto appuntamento di “Sette note nel tempo”, la rassegna organizzata in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dal trasferimento del mercato di Montebelluna dal colle di Mercato Vecchio alla pianura, che prevede sette serate di storia sulle note del passato e dei suoi suoni.
“L’energia dell’acqua” è il nome scelto per l’evento di ieri al Mulino Caberlotto e Cecchetto a Guarda di Montebelluna.
La rassegna è curata dal professor Lucio De Bortoli, componente del Comitato operativo coinvolto nell’organizzazione delle celebrazioni legate ai 150 anni del Mercato di Montebelluna, con la partecipazione di “Chitarra in Arte – Associazione Culturale per la Musica”.
“Dietro un evento c’è lavoro, fatica, sudore e preoccupazione – spiega Dino Bottin – Ma quando vedi una presenza così, beh la soddisfazione di aver fatto qualcosa di buono per la nostra città cancella ogni fatica. Grazie ai miei compagni di avventura, Giovanni, Monica, Emiliano, Alessandra, Ermes, Chiara e Leonardo, pochi ma estremamente validi”.
“Un grazie speciale a Lucio De Bortoli – conclude – Un grazie a Nicola Palumbo e all’Ente Palio, ai ragazzi di Combinazioni, all’Associazione Apertamente, all’Utem, al Gruppo Alpini Montebelluna, a Chitarra in Arte con i suoi ragazzi e al Comune di Montebelluna. Un grazie grande, grande, grande va alla famiglia Cecchetto. Senza di voi questa serata non ci sarebbe stata. A tutte le persone che hanno partecipato alla serata un grazie di cuore”.
“L’acqua è la risorsa di vita verso la quale la nostra attenzione è inversamente proporzionale alla sua importanza – spiegava il professor De Bortoli nella sua nota di presentazione dell’evento – Ci accorgiamo di lei quando manca e allora ne parliamo. Un po’. Diamo per scontato che esista e poco ci curiamo degli usi e abusi che subisce. Certo, quando non piove ce ne accorgiamo, salvo poi rimuovere il problema quando passa l’emergenza: e facciamo lo stesso per le modalità della sua gestione”.
“Per la storia non va molto diversamente – continua – In fondo, nei manuali scolastici, quegli strumenti di base che costituiscono il nostro primo contatto con la storia, lo spazio assegnato all’acqua è, percentualmente, irrisorio. La cosa si spiega col fatto che gran parte degli elementi costitutivi della storia strutturale e antropologica sono pressoché ignorati da una manualistica che continua a considerare decisivi gli approcci agli eventi diplomatici, militari, dinastici e religiosi di tipo sostanzialmente nozionistico o operativo, ma sempre all’interno della cosiddetta ‘grande storia’”.
“In questo quadro – aggiunge -, non solo l’acqua, ma la tecnica, la storia del lavoro, la dinamica tra i ceti, il quadro dei rapporti sociali, la storia materiale dell’energia (idrica in tal caso) e molti altri processi di vera sostanza rimangono ignorati, a cominciare dalle dinamiche dei propri territori e dagli usi privilegiati e idrici del passato e del presente. Chissà per quale ragione c’è chi conosce perfettamente il sistema idraulico delle fontane di Versailles e invece non sa nulla di come funzionava ‘la Brentella’ sotto casa”.
“E chissà perché – conclude – se conosci il primo fai un figurone, ma se non conosci il secondo pazienza, ‘è solo storia locale’. Peccato perché così ci si inebria con la ‘bellezza’, ma ci si assopisce di fronte alle imprese del privilegio ‘patrizio’ (anche brentelliano) perdendosi così un sacco di puntate storiche, seppur non ‘auliche’. I mulini qui o non ci sono più o sono diventati centrali elettriche e altro. Quello in cui parleremo di acqua è il solo, in questo Comune (Montebelluna), ad aver mantenuto le sue forme”.
(Foto: Facebook).
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