Il racconto di una operatrice sanitaria a Montebelluna: “Per ora le criticità sono arginate, ma la situazione è difficile”

In questo duro momento che sta interessando non solo il nostro Paese ma il mondo intero, ci sono delle persone che stanno combattendo in prima linea la pandemia del coronavirus: gli operatori negli ospedali, dai medici agli infermieri.

Un’infermiera del complesso ospedaliero di Montebelluna ha voluto fare il punto della situazione, descrivendo com’è la realtà nell’ospedale:

La situazione di emergenza sanitaria che noi operatori sanitari dobbiamo affrontare quotidianamente è molto difficile, dovuta a questa imprevedibile comparsa di un virus estremamente contagioso e con un livello di mortalità superiore alla banale influenza”.

“Ad oggi non conosciamo nulla di questo killer, pertanto l’unico comportamento empirico utile per mitigare il rischio è impedire che si diffonda con effetti ancora più devastanti, restando rigorosamente nelle proprie abitazioni, limitando le uscite solo in caso di estremo bisogno”.

“Per quanto concerne il nostro lavoro di operatori in ospedale, inutile negare che stiamo vivendo un momento di fortissimo stress che mette a dura prova non solo le nostre forze fisiche ma soprattutto la nostra sensibilità di uomini e donne, preoccupati per i nostri pazienti e, ovviamente, per i nostri cari che potremmo contagiare una volta tornati a casa dopo turni massacranti”.

“Infatti anche a casa mia vivo reclusa in una stanza, evitando i contatti con i famigliari e nei momenti comuni indosso una mascherina. Occorre pertanto osservare con scrupolo e pazienza le indicazioni del Governo per consentire che la curva dei contagi venga “spalmata” su un periodo più lungo al fine di alleggerire le sale di terapia intensiva”.

Nella realtà di Montebelluna dove presto il mio servizio professionale si lavora con professionalità come sempre. Per ora, rispetto ad altre situazioni limitrofe, abbiamo arginato le criticità ma non so ancora per quanto possa durare“.

“Concludo con una riflessione: alla fine di questa tragedia, che si spera arrechi il minor numero di vittime, dovrà cambiare qualcosa in ognuno di noi, in ciò che consideriamo come prioritario, ossia il bene comune e la preminenza dei valori umani e sociali rispetto all’inutile rincorsa verso il superfluo che ci rende vuoti e aridi”.

“Non avere però i dispositivi di sicurezza nemmeno per medici e infermieri e non aver provveduto alla costruzione di ulteriori presidi ospedalieri è una vergogna rispetto ai bisogni primari della popolazione e ad eventualità che saranno in futuro molto più frequenti e forse ancor più pericolose. Come cittadini non dimentichiamoci di essere uniti e collaborativi. Restiamo in casa“.

(Fonte: Luca Collatuzzo © Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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