In quella curva maledetta lungo la strada provinciale 34, a Falzè di Piave (frazione di Sernaglia), hanno perso la vita due persone a causa di imperdonabili negligenze altrui: Enrico Marsura, morto a soli 24 anni nella tarda mattinata del 24 luglio 2016, e Ferrante Battistin, deceduto a 52 anni all’alba del 23 maggio 2017.
In entrambi i casi, lungo quella curva pericolosa, due persone sotto l’effetto di sostanze stupefacenti invasero la corsia di Enrico e Ferrante strappandoli per sempre alle loro famiglie.
Eppure, nonostante il sangue lì versato, la “curva della morte” non è adeguatamente segnalata come dovrebbe essere: manca la doppia linea continua che c’era in occasione dei due incidenti (nella foto sotto).
“Con immensa tristezza nel mese di maggio mi sono accorta che sulla strada dove hanno ammazzato Ferrante la seconda linea continua non si vedeva più – afferma incredula la cognata di Battistin -, ieri mattina ci sono ritornata ed è ancora così”.
“È una strada provinciale e, non sapendo a chi rivolgermi, mi ero sentita con il sindaco di quel paese, che concordava con me quanto fosse importante rifarla – prosegue -. Non essendo di sua competenza, perché appunto provinciale, avrebbe mandato una nota alla Provincia, sollecitando il rifacimento della segnaletica orizzontale”.
“Magari può anche essere che io mi sbagli e che, con due vite violentemente interrotte su quello stesso pezzo di asfalto, qualcuno abbia comunque deciso che la doppia linea continua lì non sia più necessaria – si chiede perplessa la donna -. Io sono più propensa a pensare sia trascuratezza e negligenza. Se non lo ritengono giusto per rispetto di vite umane, lo facciano almeno perché è il loro lavoro“.
Una riflessione a caldo, forse impulsiva, quella della famiglia Battistin che fa pensare perché sulla strada si continua a morire e solo lo scorso finesettimana tre giovani vite si sono interrotte bruscamente sull’asfalto: Alessio Ortolan a Longhere di Vittorio Veneto, Federica Scottà a Francenigo di Gaiarine e Gianfranco Olivotto a Ponte della Priula.
Morire sulla strada non è normale, ferite come queste non si rimargineranno mai, famiglie come quelle di Battistin e Marsura non sono più le stesse, ecco perché, per loro, sapere che lo Stato c’è vuol dire tanto, anche con un piccolo segno come tracciare una doppia linea continua, affinché nessun altro debba vivere un vuoto impossibile da colmare.
(Foto: archivio Qdpnews.it – Famiglia Nardi).
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