“Madre Maria Rosaria è tornata a Mosnigo”. Presentato nel suo paese natale il libro su Suor Saccol, a lungo “leader” delle abbadesse d’Italia

Negli ultimi anni della sua vita aveva desiderato tanto tornare a Mosnigo, ma questo non era stato possibile a causa delle sue precarie condizioni di salute: nella serata di venerdì 18 novembre la comunità di origine di suor Maria Rosaria Saccol ha riabbracciato la religiosa scomparsa lo scorso anno e ha fatto memoria della sua esemplare figura.

La parrocchia San Martino Vescovo di Mosnigo, l’Associazione Cis (Cultura Informazione Storie), il Gruppo Alpini e la Pro Loco di Mosnigo hanno promosso la serata “Silvia Saccol…Suor Maria Rosaria. Da Mosnigo all’Infinito”, coordinata da Lina De Conti, durante la quale è stato presentato il nuovo volume pubblicato su suor Saccol, classe 1929, mancata nel novembre 2021, che fu abbadessa del Monastero cistercense di San Giacomo di Veglia per 51 anni, dal 1966 al 2017. “La regola per non dimenticare” è il titolo del libro curato dai coniugi sociologi Antonella Bianchi e Claudio Spina, frase che ricorda un noto insegnamento di suor Maria Rosaria.

Dopo i saluti introduttivi di Fabio Zaccaron, vicepresidente del consiglio pastorale, del parroco don Livio Dall’Anese e del sindaco di Moriago della Battaglia Giuseppe Tonello, è stato letto il messaggio inviato da madre Aline Pereira Ghammachi, abbadessa del monastero di clausura dopo madre Saccol: “Negli ultimi mesi di vita, madre Rosaria parlava spesso di Mosnigo: ricordava la sua giovinezza trascorsa in questo caro paese, e addirittura mi aveva chiesto di venire qui per un saluto. Questo per dirvi quanto aveva a cuore la sua città natale, ma oggi madre Rosaria è tornata a Mosnigo!”. Nei tantissimi anni di monastero, la religiosa – come è stato ricordato a più riprese – ha sempre tenuto a rimanere informata sulla sua comunità di origine, chiedendo a chi la visitava gli ultimi numeri del bollettino parrocchiale.

Sentimenti di gratitudine e di plauso per l’iniziativa sono stati espressi da suor Rita Saccol, sorella di madre Maria Rosaria e missionaria. Ha preso dunque la parola il vescovo di Vittorio Veneto monsignor Corrado Pizziolo, che ha ricordato come la vocazione dell’abbadessa emerita sia stata “contemplativa”, nella quale sono risaltate “la perseveranza, la serenità, la fiducia di donna libera, il senso di compiutezza del momento della morte, attorniata come modello ed esempio dalle sue consorelle”.

Durante il dialogo della serata tra De Conti e i due autori, è stato ricordato come suor Saccol – che fu per 25 anni “leader” delle abbadesse d’Italia – avesse “cercato, trovato e raccontato Dio” e “gettato uno sguardo oltre le mura del monastero”, motivo per cui era molto cercata per i suoi consigli e per la notevole capacità di ascolto e dialogo che manifestava con tutti. In un clima di intensa spiritualità, sono stati rievocati i valori, lo stile di umiltà e preghiera della religiosa, il suo carisma e tutto il bene donato lungo la sua esistenza.

L’autore Claudio Spina ha ricordato il valore della vita esemplare di madre Saccol, che “alimentava le consorelle con il suo bene” ed è stata “madre e guida esperta”, “donna libera e di pace”, che in un periodo di guerra come quello attuale, “avrebbe pregato molto e invocato la concordia tra i popoli”.

Intervallato dagli intermezzi musicali del maestro Andrea Corazzin e del soprano Giovanna Donadini, l’evento è stato impreziosito dalle letture di Monica Stella, che ha dato voce al racconto di episodi avvincenti della vita di suor Saccol: sono state messe in luce alcune simpatiche vicende familiari e la sua predisposizione verso il lavoro che, insieme alla preghiera e allo studio, è uno dei pilastri della vocazione dei cistercensi.

(Foto: Michele Piccolo).
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